A scatenare il noto disturbo neurologico potrebbe essere un’eccessiva comunicazione tra diverse aree del cervello. A spiegarlo, uno studio tutto italiano
L‘epilessia è un disturbo neurologico caratterizzato dalla predisposizione all’insorgenza di crisi epilettiche (o comiziali). È una delle malattie neurologiche più frequenti, con prevalenza di circa l’1% (500.000 pazienti) in Italia. La più comune forma della patologia è la cosiddetta epilessia del lobo temporale. Una delle cause scatenanti di questa forma di disturbo potrebbe essere un’eccessiva comunicazione tra diverse aree del cervello. È quanto hanno scoperto i ricercatori dell’Irccs Eugenio Medea e dell’Università di Padova in uno studio tutto italiano pubblicato sulla rivista ‘Cortex’.
“La concezione dell’epilessia è cambiata nel tempo, passando dall’essere considerata un’alterazione specifica di una porzione del cervello a un disturbo più sistemico che può coinvolgere uno o più network cerebrali” – spiegano le due istituzioni in una nota pubblicata sul sito web dell’università. Negli ultimi anni, da vari studi e ricerche provenienti da tutto il mondo, è emerso che, affinché le reti cerebrali funzionino correttamente è necessario che esse siano ben organizzate al loro interno. Dunque è necessario che ogni nodo della rete cerebrale sia in grado di elaborare le informazioni che riceve. Informazioni che allo stesso tempo siano ben differenziate dagli altri circuiti.
L’alterazione dei meccanismi cerebrali e l’iper-comunicazione
La novità riportata dal nuovo studio è che proprio questi meccanismi risultano alterati nei pazienti con epilessia del lobo temporale. “Nel cervello caratterizzato da epilessia – si legge ancora nella nota – abbiamo riscontrato uno sbilanciamento a favore di una iper-comunicazione tra diverse aree cerebrali. Perfino quando il cervello non è impegnato in nessuno compito”.
“Uno dei risultati più importanti di questo studio – prosegue la nota – è che i maggiori livelli di integrazione tra i network cerebrali correlano con prestazioni peggiori del funzionamento cognitivo nei pazienti con epilessia. Ciò accade soprattutto nei test di memoria e attenzione. Questa è una dimostrazione che la flessibilità e integrazione dei network cerebrali sono in un delicato equilibrio. In definitiva – conclude il comunicato – una loro alterazione può impattare le nostre funzioni cognitive”. (Qui la nota integrale).
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