In assenza del medico di base, l’Ausl Bologna ha deciso di spalmare i pazienti tra quelli presenti sul territorio
Il mancato ricambio è il problema che sta interessando in questo momento specifico. La pandemia, il prepensionamento e scelte disciplinare rischiano di mandare in tilt la sanità locale. E le soluzioni spesso portano ad avere un singolo medico che deve tenere testa alle esigenze di un numero di pazienti ben superiore alla norma. Situazioni che si ripetono in varie realtà. L’ultima, in ordine di tempo, riguarda la frazione di Pizzano, 6mila persone circa che sono rimaste senza medico di base. Uno ha rifiutato il vaccino e quindi, come prevedono le norme, è stato sospeso. La sostituta ha deciso di andarsene. La frazione resta senza medico di base e questo in un periodo di aumento di contagi e di comparsa del virus influenzale. L’Azienda sanitaria di Bologna si è lanciata nella ricerca della soluzione immediata, rispondendo al grido d’allarme del sindaco e dei cittadini.
Si tratta di una storia cominciata tre mesi fa, quando, uno dei medici del comune ha deciso di rifiutare il vaccino. Poca fortuna con la sostituta inviata sul posto, dopo poco è andata via anche lei. La questione è abbastanza complicata. La stessa dottoressa mandata in sostituzione ha avuto problemi nel reperire cartelle cliniche e, soprattutto, nell’instaurare un rapporto di fiducia con gli assistiti.
La situazione attuale in Emilia Romagna parla di 563 operatori sospesi perchè senza vaccino
Il territorio in questione non è del tutto agevole, in termini di copertura. I medici presenti sono quattro e la soluzione adottata, almeno al momento, è di spalmare i pazienti tra questi. Con tutto il carico di difficoltà legate a frazioni distanti tra di loro. Pazienti raggiungibili dopo lunghi percorsi.
Una storia che si innesta in una difficoltà generale in Emilia Romagna, regione nella quale si registrano 563 operatori sospesi dal servizio perché si sono rifiutati di farsi il vaccino. E le criticità non mancano visto che si sono registrati altri casi come il medico di Ravenna messo ai domiciliari per aver simulato vaccinazioni per far ottenere falsi Green Pass a no vax. O come a Forlì dove un medico è stato indagato per aver compilato e venduto certificati di esenzione all’uso di mascherine senza visitare pazienti o consultare cartelle cliniche.
Brutte abitudini da parte di singoli che non devono intaccare la credibilità e la capacità dei professionisti. Singoli episodi che, comunque, vanno a ricadere sui pazienti.
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