Interessantissimo studio americano, pubblicato su Nature, spiega una serie di motivi per cui la guerra in atto influisce negativamente sulla ricerca medico-scientifica
In soli cinque mesi, la guerra della Russia contro l’Ucraina ha ucciso migliaia di persone, sfollato milioni di persone e rotto la geopolitica ed economica globale. La guerra però ha segnato notevolmente anche l’ambito medico-scientifico e il mondo della ricerca. Lo spiega bene uno studio americano pubblicato sulla prestigiosa rivista ‘Nature’. L’obiettivo della ricerca statunitense è evidenziare una serie di motivi che spiegano l’impatto della guerra in corso sulla ricerca medico-scientifica.
Gli impatti più pesanti, ovviamente, sono in Ucraina, dove i ricercatori hanno visto le loro istituzioni bombardate. Più in generale, la crisi ha creato spaccature economiche e politiche che hanno già influenzato la ricerca in fisica, medicina, scienza del clima, sicurezza alimentare e non solo. La guerra ha demolito e continua a demolire un sistema di ricerca modernizzato che iniziava a consolidarsi sempre di più. Un sistema caratterizzato da forte integrazione tra ricercatori ucraini e diversi partner europei.
Ma anche in Russia, numerosi scienziati sono alle prese con boicottaggi e sanzioni in risposta alle azioni del loro paese. I ricercatori russi affermano infatti che la reazione all’invasione sta tagliando il loro paese fuori dalla ricerca internazionale. Inoltre, molti studiosi russi hanno deciso di emigrare per cercare migliori prospettive. Le organizzazioni europee e statunitensi hanno tagliato i ponti con la scienza russa, oltre ad aver annullato progetti congiunti. Molti studiosi russi, si legge sempre nello studio, dichiarano chiaramente come le sanzioni che limitano la circolazione di merci e denaro stanno influenzando il loro lavoro di laboratorio.
Il problema ‘artico’ e dei cambiamenti climatici
Tra le aree di maggior rilievo della collaborazione tra scienziati russi e ‘europei’ vi è la ricerca artica. In particolare quando si tratta di cambiamenti climatici. L’Artico si sta riscaldando almeno tre volte più velocemente della media globale, e la Russia costituisce circa la metà dell’Artico circumpolare. ll Consiglio artico, che è il principale forum per la cooperazione geopolitica artica e che la Russia attualmente presiede, ha sospeso i lavori ufficiali all’inizio di marzo. Sette dei suoi otto membri hanno accettato nel mese di giugno di riprendere il lavoro limitato senza la Russia. Molti ricercatori dell’Artico, soprattutto in Europa, hanno dovuto sospendere la collaborazione con gli scienziati in Russia a causa delle restrizioni imposte dalle loro agenzie o istituzioni di finanziamento. Risulta chiaro dunque quanto la guerra stia bloccando vari settori dell’ambito della ricerca, come quello così attuale del riscaldamento globale.
Un ulteriore fattore di preoccupazione molto forte riguarda l’insicurezza alimentare. A causa delle interruzioni nelle esportazioni di cibo e carburante dall’Ucraina e dalla Russia, così come i divieti di esportazione da parte di diverse nazioni, aumentano sempre di più episodi di malnutrizione.
La conclusione dello studio
In definitiva, la conclusione della ricerca di stampo americano è che le collaborazioni internazionali nel campo medico-scientifico tendono a seguire gli allineamenti geopolitici. Dunque, una lunga separazione diplomatica occidentale con la Russia potrebbe rispecchiarsi anche nella ricerca. Con la Russia che si sposta verso una maggiore collaborazione con la Cina e l’India. In altri termini, l’impatto della guerra sta modificando radicalmente il mondo della ricerca medico-scientifica.
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