Uno stato depressivo alimenta i problemi cardiovascolari: in particolare chi soffre di depressione mostra un maggior rischio di malattie come infarto, ictus e angina
Uno stato depressivo può contribuire all’insorgenza di problemi cardiovascolari. Le persone affette da depressione presentano un rischio maggiore di sviluppare malattie cardiache come infarto, ictus e angina. La depressione può aumentare i livelli di cortisolo nel sangue e rendere iperattivo il sistema simpatico, provocando un aumento del rilascio di catecolamine come noradrenalina e serotonina. Questi possono causare tachicardia e alterazioni della frequenza cardiaca, aumentando il rischio di aritmie e trombosi, con una maggiore probabilità di manifestarsi nelle donne.
A confermare questo quadro è un nuovo studio condotto dall’American Heart Association, che ha esaminato i meccanismi di questa disparità di genere. Utilizzando gli archivi delle richieste di risarcimento di una compagnia assicurativa, sono stati identificati oltre 4 milioni di soggetti che rispondevano ai criteri dello studio. L’età media dei partecipanti era di 44 anni e la diagnosi di depressione è stata effettuata prima del controllo sanitario iniziale. I ricercatori hanno raccolto dati sull’indice di massa corporea (BMI), la pressione sanguigna e i valori ematici a digiuno utilizzando protocolli standardizzati.
Emersa una differenza statistica che riguardava le donne, i ricercatori hanno cercato di capirne la ragione. Un’ipotesi è che le donne potrebbero manifestare sintomi depressivi più gravi e persistenti rispetto agli uomini e potrebbero avere maggiori probabilità di soffrire di depressione durante periodi critici di cambiamenti ormonali, ad esempio la gravidanza o la menopausa. Le donne sembrano anche più suscettibili ai fattori di rischio cardiovascolare tradizionali quando sono depresse, ad esempio l’ipertensione, il diabete e l’obesità.
“Il nostro studio ha rilevato che l’impatto delle differenze di sesso sull’associazione tra depressione ed esiti cardiovascolari era coerente” – ha commentato Hidehiro Kaneko, tra gli autori dello studio. “Una migliore comprensione dei meccanismi consentirà agli operatori sanitari di riconoscere l’importante ruolo della depressione nello sviluppo della malattia cardiovascolare e l’importanza di un approccio globale centrato sul paziente e sulla prevenzione. Valutare il rischio di malattie cardiovascolari nei pazienti depressi e trattare e prevenire la depressione può portare a una diminuzione dei casi di malattie cardiovascolari”.
Lo studio mostra comunque dei limiti. Non c’è dimostrazione chiara della causalità diretta fra depressione ed eventi cardiovascolari e non sono state valutate durata e gravità dei sintomi depressivi. Non sono neanche stati presi in considerazioni eventuali fattori confondenti come le condizioni socioeconomiche o il Covid.
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