Nuovo studio italiano ha dimostrato come sia possibile individuare nuovi reagenti utili allo sviluppo di terapie innovative contro la leucemia
Importanti novità arrivano da un team di ricercatori provenienti dall’IRCCS Ospedale San Raffaele e dall’Università Vita-Salute San Raffaele, sotto la guida della Professoressa Chiara Bonini, docente di Ematologia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’UniSR. Il gruppo di ricerca, tramite un recente studio, ha evidenziato la possibilità di rilevare, monitorare nel tempo e caratterizzare i linfociti T anti-tumorali in pazienti affetti da leucemia mieloide acuta. Il team ha compreso anche come sfruttare i meccanismi di inibizione adottati dal tumore per eludere il riconoscimento del nostro sistema immunitario. L’obiettivo finale di questo progetto di ricerca è individuare nuovi reagenti che potrebbero contribuire allo sviluppo di prodotti terapeutici destinati ai pazienti colpiti da leucemia mieloide acuta. Questo studio è stato recentemente pubblicato sulla rinomata rivista Science Advances.
Mediante un’analisi approfondita dei linfociti T antitumorali presenti nel sangue periferico dei pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali ematopoietiche, i ricercatori hanno notato che tali cellule erano presenti nel 90% dei soggetti esaminati. Tuttavia, nonostante questa promettente presenza, purtroppo, non sono in grado di svolgere efficacemente la loro funzione di distruttori del sistema immunitario. “Il motivo sta nel fatto che questi recettori anti-tumorali sono soggetti a esaurimento funzionale, causato dalla presenza sulla loro superficie di molecole in grado di spegnerli, fenomeno che sembra essere particolarmente rilevante per i pazienti in cui si manifesta una recidiva della malattia” – spiega Francesco Manfredi, primo autore dello studio.
Possibile nuovo bersaglio terapeutico
A prendere la parola, anche la Dottoressa Eliana Ruggiero, tra gli autori del lavoro. “Combinando l’analisi dettagliata delle proteine espresse sui linfociti T anti-tumorali con le tecnologie di sequenziamento del trascrittoma e del peptidoma – spiega l’esperta – abbiamo identificato non solo una libreria di TCR, ossia le proteine espresse sulla superficie dei linfociti T, in grado di riconoscere il tumore, ma anche delle molecole espresse dalle cellule tumorali che potrebbero in futuro essere utilizzate come nuovo bersaglio terapeutico”.
Attraverso l’utilizzo di forbici molecolari create con la tecnologia delle CRISPR/Cas9, capaci di effettuare tagli mirati ed eliminare geni specifici di interesse, i ricercatori hanno successivamente generato gruppi di linfociti T diretti contro il tumore. Questi linfociti sono stati potenziati inserendo nelle cellule i recettori T antitumorali precedentemente identificati.
A rilasciare importanti dichiarazioni conclusive è proprio la Coordinatrice dello studio, la Dott.ssa Chiara Bonini. “Lo studio apre nuove speranze di cura per i pazienti affetti da leucemia mieloide acuta. Sfruttando la presenza di linfociti T antitumorali nella quasi totalità dei pazienti studiati e l’incapacità di queste cellule di riconoscere il tumore, abbiamo lavorato per identificare nuovi reagenti che possano essere utilizzati, in futuro, per ampliare le opzioni terapeutiche dei pazienti affetti da questa patologia”.
Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio.
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