Italian Medical News

Long Covid, con Omicron meno probabilità rispetto a Delta

Tempo di lettura: 2 minuti

È quanto emerge da una nuova analisi britannica pubblicata su ‘The Lancet’ che ha confrontato 56.000 pazienti con Omicron rispetto a 41.000 con Delta

La probabilità di sviluppare il Long Covid con Omicron è minore rispetto alla variante Delta. Più nel dettaglio dal 24% al 50% in meno. È quanto affermato da una ricerca britannica pubblicata sulla prestigiosa rivista ‘The Lancet’. Lo studio ha confrontato oltre 56.000 pazienti (da dicembre 2021 a marzo 2022) affetti da Omicron rispetto a oltre 41.000 pazienti con Delta (da giugno a novembre 2021). I risultati sono i seguenti: il 4,4% dei casi Omicron ha sviluppato il Long Covid contro i 10,8% dei casi Delta. 

Di contrario però, c’è da dire che la nuova variante è assolutamente più contagiosa. Nei prossimi anni infatti, si legge nello studio, potremo trovarci dinanzi a un’ondata di malattie croniche che si manifestano con difficoltà respiratorie, stanchezza opprimente, insufficienza renale o coaguli di sangue mortali. Una situazione che gli stessi esperti hanno già definito un evento disabilitante di massa” di proporzioni storiche. A tal proposito anche un recente studio del CDC – Center for Disease Control and Prevention ha concluso che un malato di Covid su 5 potrebbe avere complicazioni post-malattia. Da questo mix di dati, i ricercatori inglesi stanno per lanciare (si legge sempre sulla ricerca Lancet) uno degli studi clinici tra i più grandi al mondo. L’obiettivo sarà quello di testare in modo randomizzato e dunque statisticamente significativo le potenziali terapie per il Long Covid. 

Siamo dinanzi ad un virus cronico? Alcune teorie oltreoceano


Nel frattempo emergono teorie diversificate dai vari esperti nel mondo. Ad esempio, la microbiologa statunitense Amy Proal promuove una particolare teoria secondo cui il coronavirus persista nel corpo, anche dopo che l’infezione acuta sia passata. O ancora, in Australia, l’immunologa Chansavath Phetsouphanh, dell’Università del New South Wales di Sydney ritiene fermamente che dopo l’infezione il sistema immunitario vada in tilt, determinando un’infiammazione cronica. In ogni caso, districare la complessa sindrome, con una definizione ancora in evoluzione, resta un processo laborioso e graduale. L’impresa ardua sarà dimostrare che ognuno di questi elementi, da solo o in combinazione, sia effettivamente la causa della molteplice sintomatologia post-Covid. 

Potrebbe interessare anche Long Covid, studio scopre biomarcatori predittivi negli adolescenti

Long Covid
Condividi:
italian medical news
ISCRIVITI Subito ALLA NEWSLETTER
non perderti le news!
ISCRIVITI Subito ALLA NEWSLETTER
non perderti le news!