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Diabete: le nanotecnologie come nuova strategia terapeutica

Tempo di lettura: 2 minuti

Ampio studio ha sviluppato nuova strategia terapeutica basata sulle nanotecnologie. I risultati sono stati appena pubblicati sulla rivista internazionale Advanced Materials

Sviluppata una nuova strategia terapeutica per il diabete di tipo 1, basata su nanotecnologie che permette il targeting delle cellule T effettrici contemporaneamente nei linfonodi pancreatici e nel pancreas. Il lavoro è opera di ricercatori del Centro di Ricerca Pediatrico Romeo ed Enrica Invernizzi dell’Università degli Studi di Milano, guidati dal Prof. Paolo Fiorina. Gli esperti italiani, hanno avuto anche la collaborazione di alcune figure del Brigham and Women’s Hospital e della Harvard Medical School. I risultati sono visibili sulla rivista internazionale Advanced Materials, una delle più prestigiose in ambito di scienza dei materiali (li puoi trovare alla fine dell’articolo).

I ricercatori hanno sviluppato per la prima volta una nuova e specifica piattaforma basata su nanotecnologie per curare il diabete di tipo 1 che ha come target le HEVs (high endothelial venules) presenti nei linfonodi pancreatici e nel pancreas. L’anticorpo monoclonale anti-CD3 è incapsulato in nanoparticelle la cui superficie è coniugata con un anticorpo che riconosce le HEVs, questo consente il rilascio diretto dell’anti-CD3 mAb sia nei linfonodi pancreatici che nel pancreas. Il trattamento di topi NOD iperglicemici con queste nanoparticelle è risultato in una significativa remissione del diabete di tipo 1 rispetto ai gruppi di controllo

Il commento del coordinatore dello studio, il Prof. Paolo Fiorino

“Abbiamo scoperto come nel pancreas di topi NOD e di pazienti con diabete di tipo 1 vi siano HEVs di nuova formazione – ha affermato il coordinatore del lavoro, Prof. Paolo FiorinoQuesto trattamento, che ha come target le HEVs, può essere quindi utilizzato per rilasciare in modo specifico nei linfonodi pancreatici e nel pancreas agenti immunoterapici allo scopo di sopprimere in modo efficace il diabete autoimmune”. 

Analizzando in vitro le caratteristiche immunologiche dei linfociti T dei topi NOD iperglicemici trattati con le nanoparticelle, i ricercatori hanno rilevato una riduzione significativa delle cellule T effettrici e una diminuzione nella produzione di citochine pro-infiammatorie. “Questa piattaforma basata su nanotecnologie, creata in collaborazione con il Brigham and Women’s Hospital e la Harvard Medical School, ci ha permesso di preservare le isole pancreatiche, ridurre le cellule T effettrici, aumentare le cellule T regolatorie e curare il diabete autoimmune in un modello preclinico di diabete di tipo 1” – ha concluso Fiorina.

Clicca qui per leggere i risultati originali del lavoro.

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