In occasione della Giornata per la sicurezza sul lavoro, l’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro (Amnil) traccia il bilancio degli ultimi due anni
Infortuni sul lavoro sempre più in aumento in Italia. Se il 2020, a livello sanitario, è stato ‘l’annus horribilis’, nel 2021 sono calati nettamente gli infortuni sanitari. Sempre nel medesimo anno, si è tornati alle percentuali pre-pandemia per quanto riguarda gli infortuni extra-sanitari. È l’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro (Amnil) a presentare il bilancio degli ultimi due anni. Il quadro è stato presentato in occasione della Giornata Mondiale per la Salute e la Sicurezza nei luoghi di lavoro 2022.
Nonostante le donne siano state le più colpite, sono di più gli uomini ad aver pagato con la vita. Franco D’Amico, responsabile dei servizi statistici Anmil, ha rilasciato importanti affermazioni in merito. “Tra il 2020 e il 2021 sono 191mila gli infortuni sul lavoro. Il 73% si sono verificati in sanità. In 131mila casi, circa il 68%, le vittime sono di sesso femminile. Percentuale che si capovolge se si osservano i dati relativi alle persone che hanno perso la vita a causa di Sars-CoV-2 contratto sul luogo di lavoro: su 811 morti in 24 mesi (2020-21) 699 sono uomini”.
“In ambito sanitario gli infortuni sono aumentati del 180%”
“Il condizionamento del Covid ha agito in due diverse direzioni – Spiega d’Amico. Da un lato, la crisi economica scaturita dai lockdown, ha bloccato molte attività produttive nel 2020. Dall’altro, l’emergenza in corso ha aumentato il carico di lavoro in sanità. Di conseguenza, in tutti quei settori in cui c’è stata la chiusura totale, un ridimensionamento o l’adozione dello smart-working, gli incidenti sono nettamente calati. Al contrario, in ambito sanitario gli infortuni sono aumentati del 180%, passando dai 30mila del 2019 agli 84mila del 2020. Nello stesso anno 67 sanitari hanno pagato con la vita. In precedenza, – prosegue il responsabile servizi statistici Anmil – gli infortuni mortali in sanità oscillavano tra i 15 e i 20 ogni dodici mesi”.
D’Amico illustra anche la situazione relativa all’anno 2021. “A seguito della ripresa, seppur lenta, dell’economia, gli infortuni sui luoghi di lavoro extra-sanitari sono tornati a crescere come gli anni pre-pandemia. In sanità invece la situazione è nettamente migliorata. Nel 2021 si sono verificati 40mila infortuni tra medici e professionisiti sanitari, con un calo del 52%. Quelli mortali, con 21 casi totali, sono diminuiti del 70%”.
Gli infermieri le figure più colpite dagli infortuni sanitari
Ma quali sono state le principali vittime degli infortuni sanitari? Secondo le statistiche Anmil sono gli infermieri con una percentuale del circa 40%. Al secondo posto si posizionano gli OSS (20%) seguiti da medici (6%) e personale ausiliario (5%). Per quanto concerne la distribuzione geografica degli infortuni, questa non è per nulla omogena. In Lombardia si sono verificati il 27% degli incidenti. Il 15% in Piemonte seguito dal Veneto con 11 punti percentuali. Sono inoltre già disponibili alcuni dati relativi all’anno in corso. “Durante il primo bimestre del 2022 – spiega D’Amico – i casi di infezioni da Covid-19 contratti sul luogo di lavoro sono stati 19mila. Sono quasi il doppio rispetto ai 10.550 dello stesso periodo dello scorso anno”.
Se gli infortuni sul lavoro relativi al Covid rappresentano circa l’80% del totale, ”il restante 20% è dovuto a scivolamenti, urti, strappi che si verificano a seguito di operazioni manuali” – spiega l’esperto. Per avere invece dati relativi a malattie professionali associate a disagi o disturbi psicologici bisognerà attendere ancora qualche mese. “Stress e sindrome da burn-out – prosegue D’Amico – hanno senza dubbio colpito medici e infermieri in questo periodo periodo di pandemia. Soprattutto per l’enorme carico di lavoro che si sono trovati a gestire. Ma quali siano le reali conseguenze provocate e quante persone abbiano effettivamente colpito lo potremo rilevare solo nelle statistiche successive. Sarà anche possibile – conclude – valutare gli esiti a lungo termine della pandemia”.
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