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Stress e cancro: esiste una relazione?

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Nel corso degli anni studi internazionali non dimostrano una correlazione diretta dello stress con l’insorgenza della neoplasia, ma piuttosto un ruolo indiretto nella fase di progressione della malattia

Esiste una relazione tra lo stress e il cancro? A domandarselo sono molti, così come sono molti gli studi in merito, specie negli ultimi decenni. In realtà, nessuno sembra essere arrivato a evidenze scientifiche nell’uomo. Eppure, la convinzione che una maggiore vulnerabilità causata da uno stato di stress cronico possa favorire la trasformazione delle cellule sane in cancerogene, mediante danneggiamento del DNA cellulare, è un qualcosa di diffuso. Ripercorriamo la storia degli studi internazionali che si sono occupati di questa ‘presunta’ relazione.

I maggiori studi degli ultimi anni


Negli ultimi anni sono stati pubblicati tre studi sulla relazione mente-cancro. Il primo fu condotto da un gruppo di ricercatori della Ohio University (Usa) nel 2013, rilevando che un programma per la gestione dello stress riduce le recidive e migliora la sopravvivenza di persone colpite da cancro. Il secondo studio, guidato da un team della Loyola University of Chicago, sempre negli States, ha invece evidenziato i cambiamenti in positivo che si realizzano nel sistema immunitario dei pazienti con cancro sottoposti a un intervento di gestione dello stress. Infine, il terzo studio diretto dal gruppo di psicobiologia dell’Università di Londra, spiega invece che lo stress aumenta l’incidenza del cancro e aggrava la sopravvivenza.

Seguendo questi studi, non si può certamente affermare dunque che lo stress da solo possa scatenare una neoplasia. Di sicuro però, lo stress, specialmente se cronico, ha un ruolo indiretto nella fase di progressione del cancro e della sua diffusione nell’organismo. A spiegare bene questa relazione indiretta è Gianluca Castelnuovo, psicologo, psicoterapista e dottore di ricerca in psicologia clinica presso ‘Auxologico IRCCS’

“Stress prolungato nel tempo attiva i ricettori presenti sulle cellule tumorali”


“Una condizione di stress prolungata nel tempo – spiega l’esperto – attiva i ricettori presenti sulle cellule tumorali. O ancora, le favorisce la proliferazione, inibisce i meccanismi deputati ad indurre la morte delle cellule tumorali e ne accresce la sopravvivenza. Inoltre lo stress favorirebbe anche lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni che apportano nutrimento al tumore e dei vasi linfatici che favoriscono la migrazione delle cellule tumorali e di conseguenza le metastasi. Inoltre, gli ormoni dello stress possono indurre la resistenza a chemioterapia e immunoterapia”. 

È importante quindi contrastare gli effetti dello stress cronico nei pazienti affetti da tumore con un lavoro di psicoterapia. Per farlo gli specialisti ricorrono ai farmaci ma anche alla ‘mindfulness’, ovvero alla consapevolezza del presente da una angolazione più distaccata. “Aiutare la persona ad individuare soluzioni alternative rappresenta la sfida dello psicoterapeuta che lavora in équipe con l’oncologo – spiega ancora Castelnuovo. Diverse le tecniche da adottare, ognuna deve essere modulata sul singolo del paziente, ma in genere per arrivare all’obiettivo si lavora sullo stile di vita che permette di produrre endorfine e di scaricare energia malsana. O ancora, premere sull’importanza del proprio io e dello spazio da dedicare a sé stessi. Fin dalla presa in carico, lo psicoterapeuta deve portare il paziente oncologico a prendere in mano la propria vita”. 

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