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Diminuisce numero dei tracciatori: decremento del primo scudo anti virus

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In calo il numero dei tracciatori: in un mese cifra scesa di 3500 unità

Il primo scudo in ogni ondata che si è palesata da quando è cominciata la pandemia. Si tratta del contract tracing, termine coniato dagli epidemiologi per indicare i tracciatori, o cacciatori di virus. Quella figura che lavora per scovare i contagi nell’attività di indagine Un quarto del personale che, le Regioni impiegano per questo tipo di attività. Si tratta di personale addetto impiegato nei Dipartimenti di prevenzione delle Asl. I report stilati dall’Istituto superiore di Sanità sono quelli utili a misurare, Regione per Regione, la capacità di garantire adeguate risorse di contract tracing, isolamento e quarantena. E da questi numeri si colora l’Italia e si decidono blocchi e restrizioni.

Insomma una figura che rappresenta la prima barriera. Barriera che è saltata immediatamente all’inizio della pandemia quando il tracciamento sembrava la soluzione ideale per contenere il virus. Un sistema che da rafforzare e che, invece, ha subito un decremento. In un anno, infatti, il numero di specialisti è diminuito di 3500 unità circa. A inizio gennaio si contavano 14920 tracciatori in Italia, cifra che è scesa a 11352 a inizio dicembre.

Un quarto del totale non è più operativo e questo è un grosso danno. Risulta più complicato, con una forza lavoro diminuita, andare a dare la cacciare al virus, tracciare i contatti diretti e stretti almeno nelle 48 ore precedenti al contagio. Basti solo pensare che se ci sono 15mila contagi, il numero di persone da raggiungere diventa incredibile (si contano 10-15 contatti in media giornalieri). Un’impresa che ha dell’assurdo per un corpo così indebolito e decrementato in un solo anno. E non è servito neanche il bando di concorso per assumere 2mila nuove unità. A conti fatti, con il totale che cala, evidentemente non c’è stato reclutamento.

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