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Trapianto di fegato collegato al pancreas: prima assoluta in bimbo di 4 anni

Tempo di lettura: 2 minuti

L’incredibile trapianto è avvenuto al Città della Salute di Torino: la fine di un calvario per il giovane paziente

Una tecnica innovativa, mai utilizzata prima, per salvare la vita a un bimbo di origine marocchina. È successo alla Città della Salute di Torino: praticato in nuovo trapianto di fegato collegato al pancreas. Il calvario del bimbo comincia all’età di due mesi, una corsa al Pronto Soccorso dell’ospedale Infantile Regina Margherita per vomito persistente. È stata l’occasione per scoprire un’insufficienza renale terminale. Da quel momento non ha più lasciato la struttura piemontese. Col passare del tempo e con analisi approfondite, arriva l’amara scoperta: rara e grave malattia genetica, iperossaluria primitiva, che ha portato i suoi reni a pietrificarsi.

Inizia un lungo percorso per il bimbo, fatto di dialisi, in attesa di poter subire il trapianto

Da quel momento in poi, il bimbo subisce un trattamento quotidiano di dialisi per cinque ore. Una soluzione per evitare che ci fossero danni irrecuperabili anche agli occhi e alle ossa. Il tutto in attesa di un trapianto combinato di fegato, il principale responsabile di tutto ciò, e rene.

Siamo al 15esimo mese di vita del bimbo, il risultato non è quello atteso. Nonostante il trattamento depurativo intensivo e il recupero della funzionalità enzimatica, l’ossalato di calcio rilasciato è troppo, il rene trapiantato è danneggiato. E allora è stato necessario riprendere con la dialisi quotidiana, un fatto che ha complicato enormemente la crescita e l’alimentazione.

Una situazione che si è complicata velocemente, e questo anche per il sopraggiungere di una trombosi delle vene iliache e della vena cava. Eventi che non hanno potuto portare al trapianto di rene con un approccio tradizionale. Serviva qualcosa di diverso, più innovativo: utilizzare la vena della milza, facendolo passare per il pancreas in direzione del fegato.

L’analisi di vari fattori e lo studio di fattibilità del trapianto hanno acceso una nuova speranza

Trovata la strada, è partita una serie di analisi e valutazioni per scoprire l’effettiva fattibilità della cosa. Scoprire se era possibile un trapianto attraverso una biopsia del fegato trapiantato, effettuare la misurazione delle pressioni nelle vene addominali, studiare l’uretere residuo e anticorpi. Tutte cose che hanno portato a un parere positivo e quindi il bimbo può essere iscritto nella  lista per il trapianto renale pediatrico con un criterio d’urgenza.

L’organo è arrivato dopo 20 giorni ed è stato possibile effettuare l’intervento che è durato 6 ore. Il nuovo rene, attaccato alla vena della milza, passante per il pancreas in direzione del fegato, ha iniziato a funzionare già in sala operatoria. E senza alcuna sofferenza per l’organo trapiantato tre anni prima. La funzione renale si è normalizzata in due giorni. La fine di un calvario durato 4 anni e concluso grazie alle intuizioni di un ospedale all’avanguardia e una equipe di primo livello.

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Immagine di repertorio
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