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Un Gps per il tumore della prostata

Tempo di lettura: 2 minuti

È stata dimostrata la fattibilità di un trattamento di radiochirurgia nella cura dei tumori prostatici grazie a una tecnica di avanguardia

Sono stati pubblicati sull’International Journal of Radiation Oncology, la principale rivista internazionale di radioterapia, i risultati dello studio ABRUPT (Ablative Radiotherapy for Unfavorable Prostate Tumors). Si tratta di un lavoro che ha sperimentato l’uso della radiochirurgia (cioè la somministrazione della dose in un’unica seduta) nel trattamento del tumore della prostata.

Per la prima volta, all’Ospedale San Gerardo, è stata dimostrata la fattibilità di un trattamento di radiochirurgia grazie a una tecnica di avanguardia. La tecnica consiste nel posizionamento di una sonda alloggiata all’interno di un catetere vescicale che funziona come un sistema GPS (Global Positioning System). In questo modo si permette la localizzazione in tempo reale del bersaglio durante il trattamento. Parallelamente si assicura così una somministrazione ultra-selettiva della dose che minimizza l’irraggiamento degli organi sani circostanti, e di conseguenza il rischio di effetti collaterali.

Una volta completato il trattamento, la sonda viene completamente rimossa, configurandosi così come un impianto temporaneo. L’elevata precisione di questo sistema permette di concentrare il ciclo di radioterapia, solitamente somministrato in piccole dosi quotidiane per proteggere gli organi sani, in una singola applicazione.

Uno studio unico nel suo genere

In sintesi, questo studio è l’unico al mondo in cui i pazienti con tumore alla prostata vengono trattati con radiochirurgia in unica seduta, anziché attraverso un lungo ciclo di radioterapia. I potenziali vantaggi sono significativi sia per i pazienti e i loro caregivers sia per i centri di radioterapia. Le strutture, infatti, possono così ridurre più rapidamente le liste d’attesa e garantire una presa in carico più tempestiva di tutti i pazienti oncologici che necessitano di radioterapia.

“I risultati preliminari ottenuti su 30 pazienti con un follow up mediano di 18 mesi sono molto incoraggianti. Se confermati sul lungo termine, avranno implicazioni rilevanti per la netta contrazione del numero di accessi in reparto. Semplificare il trattamento lo rende meno stressante, migliora la qualità di vita delle persone, le aiuta a tornare prima alla propria vita sociale, familiare e professionale, e contribuisce a snellire le liste d’attesa” – sottolinea il Prof. Stefano Arcangeli, Direttore della Radioterapia della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori.

I pazienti che possono beneficiare di questa strategia innovativa sono quelli affetti da carcinoma della prostata localizzato a rischio intermedio sfavorevole e alto. Essi sono candidati a un trattamento di combinazione radio-ormonoterapico in alternativa all’intervento chirurgico di prostatectomia radicale.

Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio.

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Tumore della prostata
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