Il mondo dei pediatri si è espresso in favore della vaccinazione nella fascia d’età tra i 5 e gli 11 anni
Il mondo dei pediatri italiani si è espresso con una voce unica. Un documento sul tema della vaccinazione ai bambini di età compresa dai 5 agli 11 anni. Il Coordinamento scientifico di Medico e Bambino, che ha partecipato attivamente alla sua stesura, ne ha condiviso pienamente i contenuti.
È il tema caldo del momento. L’apertura della campagna vaccinale per i bambini al di sotto dei 12 anni e, precisamente, nella fascia d’età 5-11 anni: con autorizzazione e raccomandazione del vaccino dalla FDA per l’uso negli Stati Uniti e anche in Europa e in Italia.
Un tema molto delicato perché c’è da tenere conto delle varianti in età pediatrica. Le valutazioni devono tenere conto di aspetti strettamente medici e assistenziali, i prioritari, e quelli di natura psicologici e sociali.
Uno studio americano ha valutato i benefici del vaccino in età pediatrica
Considerazioni fatte portano a dire i rischi dell’infezione sono inversamente proporzionali all’età. Fino a oggi, dati dell’ISS alla mano, ci sono stati 36 decessi in bambini e adolescenti da attribuire al Covid e 206 ricoveri in terapia intensiva. Tutti al di sotto dei 18 anni, 39 nella fascia compresa tra i 5 e gli 11 anni.
Inoltre, altro dato importante: l’infezione è più temibile nei bambini che presentano delle condizioni di rischio. Nello specifico immunodeficienze, quadri severi di obesità e di diabete non controllati adeguatamente, trisomia 21 e patologie del neurosviluppo. In questo casi, aumentano rischi di complicanze e mortalità.
Dai dati pubblicati dalla FDA è emerso anche che il vaccino Pfizer somministrato in questa specifica fascia d’età consente di prevenire le infezioni. E la percentuale è del 90.7%. Dallo stesso studio effettuato sui 3000 bambini è emersa la capacità del vaccino nel prevenire ricoveri e decessi. Oltre che assenza di effetti collaterali di rilievo. La vaccinazione riduce di molto la complicanza indiretta dell’infezione, nota come la MIS-C o Multi-Organ Inflammatory Syndrome in Children, finora osservata con una incidenza di 3 per 10.000 soggetti sotto i 21 anni. Si tratta di un’infiammazione associata all’infezione che, in molti casi, comporta un interessamento cardiaco. Una situazione che, però, si risolve senza esiti a distanza ma ha bisogno di un ricovero prolungato. Un fattore che può essere devastante per il bambino.
L’effetto collaterale che si è manifestato si è dimostrato di modesta entità
Un effetto collaterale che, comunque, si è dimostrato di modeste entità, in particolare nei giovani e negli adolescenti.
Insomma, lo studio americano sull’efficacia e la sicurezza del vaccino sui bimbi tra i 5 e gli 11 anni non ha mostrato alcun caso di miocardite. Allo stesso tempo, però, non aveva un numero tale da poterlo escludere completamente l’eventualità.
Come detto, si tratta di una fascia delicata perché, spesso, soggetta a infezioni delle vie aeree e alle infezioni gastrointestinali. Una sintomatologia correlata, quindi, sovrapposta al Covid, necessita di una verifica tramite tampone in un numero molto elevato di bambini. Un fenomeno che rischia di amplificarsi se le previsioni di incremento delle influenze sarà confermato. Ciò potrebbe portare a un aumento significativo del ricorso costante a pediatri di famiglia e pronto soccorso.
I pediatri sono concordi nel raccomandare la vaccinazione
E questo potrebbe creare un ingolfamento del sistema. La vaccinazione riduce di molto ma non impedisca l’infezione da Covid-19 e la trasmissione della malattia. In caso di malattia con sintomi compatibili può essere ridefinita la necessità di tamponi diagnostici ed esami specifici per covid nei bambini vaccinati che presentino sintomi compatibili. E questo riduce quindi il disagio per i bambini e le loro famiglie. Insomma una serie di vantaggi di cui tenere conto.
In conclusione, i pediatri sono concordi nel raccomandare la vaccinazione nei bambini tra i 5 e gli 11 anni. Può prevenire casi severi, anche se rari, di ridurre i disagi per i bimbi e per le famiglie e aumentare il grado di libertà. Diventa ancora più raccomandato se il bimbo soffre di patologie croniche e se convive o ha contatti con adulti anziani o fragili. La raccomandazione alle famiglie non deve essere in termini imperativi, ma deve rappresentare un’occasione di dialogo col pediatra.
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