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Alzheimer, scoperta proteina che protegge le donne

Tempo di lettura: 3 minuti

La proteina in questione si chiama CYP46A1, e la sua attivazione e i relativi effetti sono stati studiati prima sui topi e poi sull’uomo

Una ricerca condotta presso il Karolinska Institutet di Stoccolma e pubblicata sulla rivista ‘Science Advances’ suggerisce che una proteina cerebrale nota come CYP46A1 potrebbe offrire alle donne una protezione contro le malattie neurodegenerative, in particolare l’Alzheimer. I ricercatori hanno studiato la proteina in questione inizialmente su topi e successivamente su esseri umani per valutarne l’attivazione e gli effetti correlati.

Diversi studi, di recente pubblicazione, hanno evidenziato un legame tra l’Alzheimer e gli ormoni, con la menopausa che rappresenta uno dei principali fattori di rischio per le donne. Durante la menopausa, infatti, si verifica una diminuzione degli estrogeni, fondamentali per la salute cerebrale e le capacità cognitive poiché sono prodotti non solo dalle ovaie ma anche nel cervello. Uno dei motivi per cui gli uomini sono meno colpiti dalla demenza è probabilmente legato alla presenza dell’aromastasi, un sistema enzimatico preposto alla conversione degli ormoni androgeni in estrogeni. Di fronte a queste premesse, è plausibile pensare che l’utilizzo della terapia ormonale sostitutiva (Tos) possa essere associato a un rischio ridotto di malattia di Alzheimer e demenza.

“È chiaro che la Tos prevenendo le vampate di calore, i cali di zucchero, la disconnessione dei neurotrasmettitori, la vasocostrizione e l’ipertensione arteriosa protegge il cervello, ma non abbiamo per ora prove che la terapia ormonale sostitutiva protegga anche dall’Alzheimer, tuttavia certamente migliora la funzione cognitiva– spiega al ‘Corriere della Sera’ Rossella Nappi, direttrice dell’Unità di Ginecologia endocrinologica e menopausa ad alta complessità dell’Irccs Fondazione San Matteo dell’Università degli Studi di Pavia.

La funzione della proteina CYP46A1

Gli scienziati svedesi, coordinati tra l’altro da una nota esperta italiana, Silvia Maioli, hanno indagato gli effetti della proteina CYP46A1, che ha la funzione di eliminare l’eccesso di colesterolo trasformandolo in un prodotto chiamato 24S-idrossicolesterolo (24SOH). “Abbiamo visto che quando i livelli di CYP46A1 aumentano nel cervello dei topi e successivamente aumenta la produzione di 24SOH, le femmine presentano neuroni più sani e un’attività estrogenica più elevata in una regione cerebrale essenziale per la memoria, che è l’ippocampo” – dichiara Silvia Maioli. Su modello murino, infatti, i topi femmina con livelli alti di CYP46A1 mostrano migliori capacità di apprendimento e memoria. Proprio come negli esseri umani, quando i topi invecchiano, la loro memoria peggiora rispetto ai topi giovani, e lo stesso vale per i topi «in menopausa» rispetto a quelli «non in menopausa».

L’attivazione della proteina sembra essere in grado di contrastare la perdita di memoria sia durante il processo di invecchiamento sia durante la fase di menopausa. Tuttavia, nei topi maschi, l’attivazione di CYP46A1 sembra causare un deterioramento della memoria, associato all’accumulo di di-idro-testosterone, l’ormone maschile, nel cervello. Questo accumulo sembra bloccare gli effetti protettivi di 24SOH, incluso l’incremento dell’attivazione dei recettori dell’estrogeno.

Le potenziali novità emerse dallo studio

Questi risultati indicano che la produzione di 24SOH potrebbe essere un meccanismo compensatorio per controbilanciare la carenza di estrogeni, potenzialmente sfruttando in modo più efficace l’ormone attraverso recettori più abbondanti. Inoltre, suggeriscono che una sovraregolazione di CYP46A1 potrebbe offrire una protezione contro il declino cognitivo osservato dopo la menopausa. I risultati sono stati poi validati su uomini e donne colpiti da Alzheimer o declino cognitivo, per un un totale di 90 persone con età media di 65 anni, in cui il 24SOH è stato misurato nel liquido spinale.

“Livelli più alti di 24SOH corrispondono a livelli più bassi di marcatori patologici dell’Alzheimer come la proteina tau, ma soltanto nelle donne – spiega ancora Maioli. Ciò suggerisce che elevati livelli di CYP46A1 e 24SOH possono avere un effetto protettivo nella malattia di Alzheimer esclusivamente per il sesso femminile

Il farmaco che attiva la proteina

Ma come si può attivare la proteina CYP46A1? Esiste già un farmaco in grado di farlo, si chiama Efavirenz, un medicinale in realtà sviluppato per contrastare l’Hiv che però ha dimostrato di poter attivare la proteina già dopo l’assunzione di basse dosi.“Questo nuovo studio suggerisce che gli attivatori di CYP46A1 come Efavirenz potrebbero offrire un nuovo approccio terapeutico per promuovere la protezione cerebrale mediata dall’estrogeno nelle donne a rischio di malattia di Alzheimer, ad esempio donne con menopausa precoce– conclude Maioli.

Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio.

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