La Società italiana di Neurologia (SIN) e l’Italian Stroke Association (ISA) richiamano l’attenzione sull’importanza di attuare strategie di prevenzione
L’ictus, per quanto sia un doloroso evento improvviso, può essere prevenuto. O almeno, esistono strategie di prevenzione. È per questo che la Società Italiana di Nueorologia (SIN) e l’Italian Stroke Association (ISA), in occasione dell’iniziativa ‘Aprile mese della prevenzione dell’ictus cerebrale’ realizzata da A.L.I.Ce. Italia Odv, richiamano l’attenzione sull’importanza di attuare una strategia di prevenzione dell’ictus.
“Una strategia personalizzata – si legge in una nota – che tenga conto dei fattori di rischio dell’individuo. E delle possibilità di intervento su questi. Il riconoscimento precoce e la rimozione di tali fattori di rischio può ridurre fino al 70% dei casi la probabilità di andare incontro all’ictus. Tale patologia, ogni anno colpisce circa 185.000 persone nel nostro paese”. Il Presidente della SIN, Prof. Alfredo Berardelli dichiara come “la parola ictus, in inglese ‘stroke’, evoca immagini di un evento imprevedibile, un fulmine a ciel sereno. In realtà – prosegue Berardelli – pur essendo l’ictus una malattia che si presenta improvvisamente, le condizioni che lo rendono possibile si sviluppano nell’arco del tempo. Anche di anni, e pertanto possono essere previste e prevenute attraverso l’individuazione dei fattori di rischio, ossia quelle condizioni che aumentano la probabilità di andare incontro alla malattia”.
L’importanza dello stile di vita
“Tra i vari fattori di rischio per l’ictus – continua il Presidente SIN – vi sono molte variabili che possono essere identificate e ridimensionate, se non addirittura rimosse. Si parla, infatti, di fattori di rischio legati allo stile di vita. Dieta ricca di grassi animali, sedentarietà, fumo, sostanze stupefacenti, alcol. Tutti fattori e cause che possono essere modificati. A questi, bisogna aggiungere fattori legati a condizione patologiche, quali ipertensione, diabete, malattie cardiache, quali la fibrillazione atriale, ipercolesterolemia, obesità. In tal proposito è fondamentale delineare un profilo di rischio individualizzato. Bisogna intervenire con maggiore energia sui fattori critici più rilevanti per la singola persona. Solo indicazioni ‘su misura’, la cosiddetta ‘medicina tailor made’ – conclude il Presidente della Sin– può consentire di ridurre il rischio di andare incontro ad un ictus”.
Anche il Prof. Mauro Silvestrini, Presidente dell’Italian Stroke Association suggerisce importanti consigli in merito. “Oggi l’aumentata attenzione verso stili di vita sani, l’uso di innovazioni tecnologiche come le app di supporto ai programmi di fitness, e l’avvento di nuove categorie di farmaci, hanno reso personalizzabili le strategie per la prevenzione dell’ictus. Ovviamente, tali strategie devono essere sempre governate dal medico curante. E’ meglio evitare erronee impostazioni dovute alle comuni pratiche ‘fai da te’. Attenzione anche all’uso dei cosiddetti ‘integratori’. Spesso questi agiscono con modalità del tutto simile a quelle dei farmaci. Necessitano di sorveglianza, soprattutto per le possibili interazioni con altri farmaci che la persona può assumere” – conclude Silvestrini.
Potrebbe interessare anche Neuropatia ottica di Leber, terapia genica intravitreale soluzione efficace