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Cancro al pancreas, arrivano nuove speranze dall’immunoterapia

Tempo di lettura: 2 minuti

Il cancro al pancreas è uno dei più resistenti all’immunoterapia. Un nuovo studio però, traccia una via per provare a vincere questa resistenza

Il cancro al pancreas è una delle patologie oncologiche più resistenti all’immunoterapia. Un nuovo studio, coordinato dall’Istituto Oncologico Veneto e dall’Ateneo di Verona, traccia una nuova strada per provare a vincere questa resistenza, modificando il microambiente tumorale. La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica ‘Science Translational Medicine’, è stata finanziata dal Cancer Research Institute, dalla Fondazione Cariverona, dall’AIRC, dal Ministero della Salute, dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e infine dall’EuroNanoMed. 

Gli esperti che hanno condotto il lavoro hanno analizzato un meccanismo di evasione dal controllo immunologico messo in atto dal tumore pancreatico. Lo hanno fatto, integrando dati funzionali, fenotipici e molecolari e sviluppando un approccio di immunoterapia combinata, efficace in modelli preclinici in cui è stato ricostruito il sistema immunitario umano. Nei pazienti con il cancro al pancreas, i neutrofili, cellule del sistema immunitario circolanti nel sangue, sono attivati da fattori prodotti dalle cellule neoplastiche. Tali cellule rilasciano spontaneamente e in modo incontrollato, strutture molecolari complesse, chiamate NET

Queste strutture, che ricordano una vera e propria rete (per cui prendono il nome NET), sono costituite principalmente da materiale genetico (DNA) e proteine. Tra queste ultime l’enzima arginasi 1 (ARG1) che, attivato all’interno dei NET, genera alcune forme molecolari che provocano il consumo eccessivo di un amminoacido essenziale all’attività antitumorale dei linfociti T. La risposta immune verso il tumore è, quindi, ostacolata. Per contrastare il blocco funzionale dei linfociti T, il gruppo di studio ha generato un nuovo anticorpo in grado di riconoscere e neutralizzare l’enzima ARG1 umano. Attraverso analisi funzionali e biochimiche, gli esperti hanno dimostrato che la funzione dei linfociti T si ripristina con l’ausilio dell’anticorpo mAb 1.10, mentre inibitori chimici dell’enzima non sono efficaci nel bloccare le forme molecolari attivate nei pazienti con cancro. 

In modelli preclinici umanizzati di tumore al pancreas, la somministrazione di mAb 1.10 aumenta l’efficacia dell’immunoterapia basata sia sull’uso di inibitori del checkpoint immunologico sia sul trasferimento di linfociti citotossici specifici per l’antigene tumorale telomerasi. Tali dati trovano conferma anche su biopsie di tumori pancreatici esposte in vitro all’anticorpo anti-ARG1. 

Uno studio che apre nuovi scenari

Lo studio propone una nuova chiave di lettura per comprendere la funzione immunoregolatoria dell’enzima ARG1 e dei neutrofili condizionati negativamente dal tumore. Sopratutto, il lavoro suggerisce che riprogrammando il microambiente tumorale, anche un tumore notoriamente refrattario all’immunoterapia, come il tumore del pancreas, può diventare sensibile e responsivo

“Questo studio apre nuovi scenari nei tumori che mostrano una resistenza intrinseca e primaria all’immunoterapia – commenta il Prof Bronte, coordinatore principale dello studioIl lavoro continua un percorso di ricerca iniziato più di dieci anni fa dal mio gruppo. La ricerca continua, puntando a ottenere anticorpi completamente umani verso l’enzima ARG1 da utilizzare nella terapia e diagnostica. Ciò varrà in diversi tumori, non solo nel cancro al pancreas”.

Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio. 

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