Italian Medical News presenta il tredicesimo appuntamento di ‘Conoscere l’Oncologia’ il format dedicato agli approfondimenti oncologici. Questa volta, insieme al Dott. Giovanni Sanna, trattiamo di carcinoma del colon
Conoscere l’oncologia è il format di Italian Medical News dedicato agli approfondimenti oncologici. Il format si basa su interviste che vedono protagonisti diversi specialisti oncologici provenienti da tutta Italia. L’appuntamento di quest’oggi è dedicato al carcinoma del colon, patologia che rappresenta il 10% di tutti i tumori diagnosticati nel mondo, oltre ad essere la terza più frequente tra i maschi (12%) dopo il tumore della prostata e quello polmonare, e tra le femmine (11,2%) dopo il cancro della mammella. (Dati AIOM-AIRTUM 2021).
Per saperne di più la redazione di Italian Medical News ha deciso di intervistare il Dott. Giovanni Sanna, Medico Oncologo presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari. L’esperto Dottore ha quindi risposto in modo chiaro ed esaustivo ad una serie di quesiti posti.
Un’elevata incidenza
Dottore, può esporci in linee generali in cosa consiste il carcinoma del colon?
“Si tratta di una neoplasia maligna che insorge sulle diverse sedi dell’intestino crasso. Parliamo del tumore più presente tra la popolazione italiana e non solo. La sua incidenza è al secondo posto nelle donne dopo il tumore della mammella e al terzo posto negli uomini dopo il tumore alla prostata e quello polmonare. Anche la mortalità è molto elevata essendo la seconda neoplasia maggiormente letale sia per gli uomini (dopo il cancro al polmone) che per le donne (dopo il tumore al seno). L’incidenza aumenta con l’età, e tende ad aumentare soprattutto dopo i 55 anni“.
“Se vogliamo fare anche una distribuzione geografica del carcinoma del colon a livello nazionale, troviamo una frequenza più elevata nelle regioni del nord (specie Trentino Alto Adige e Veneto) e più bassa al sud; allo stesso tempo, però, nel meridione e nelle isole si rileva una mortalità maggiore. Quest’ultimo è un fattore che la dice lunga sia sull’adesione alle campagne di screening promosse dalle regioni, sia su una (probabile) minore qualità assistenziale rispetto al settentrione”.
Sopravvivenza in aumento
“Per fortuna però, la sopravvivenza è in stabile aumento e questo è indice del miglioramento delle cure che vengono messe in atto. Un’incidenza così elevata è correlata a dei fattori di rischio. Tra i principali possiamo menzionare l’eccessiva ingestione di cibi ad alto contenuto di grassi e carboidrati e il corrispettivo basso consumo di frutta e verdura, l’uso in elevate quantità di alcolici e l’abitudine costante al fumo di sigarette. Esistono anche delle cause genetiche tra cui la poliposi familiare e la sindrome di Lynch. Attenzione anche alle malattie infiammatorie intestinali croniche che in alcuni casi possono essere alla base del carcinoma del colon”.
Sintomi e prevenzione
Quali sono invece i sintomi più frequenti di questa tipologia di cancro?
“Tra i sintomi principali della fase primitiva del carcinoma del colon possiamo menzionare l’irregolarità dell’alvo (che riguarda in particolare il colon sinistro), la rettorragia e l’insorgenza di un’anemia progressivamente più rilevante. Menzionerei anche i dolori addominali. In ogni caso, irregolarità dell’alvo, rettoragia e anemia sono sicuramente i più frequenti”.
Quanto è importante invece la prevenzione?
“La prevenzione è fondamentale, e possiamo dividerla in due principali categorie. La prima è rappresentata dalla prevenzione primaria, ovvero il condurre un’alimentazione e in generale una vita sana. Dunque mangiare più frutta e verdura e meno grassi, evitare eccessive quantità alcoliche e non fumare. La seconda categoria è rappresentata invece dalla prevenzione secondaria, cioè sottoporsi agli screening. Parliamo di una prevenzione volta ad individuare il più precocemente possibile l’insorgenza di una malattia e ha come scopo principale quello della riduzione della mortalità per quella precisa patologia, tra cui il carcinoma del colon. Le regioni italiani offrono dei programmi di screening, anche e soprattutto per questa tipologia di cancro, rivolti alle persone con età pari o superiore ai 55 anni”.
Alla scoperta di cetuximab
Dottore, trattiamo ora di un farmaco in particolare: cetuximab. In cosa consiste e in che modo agisce?
“Il cetuximab non è un chemioterapico classico come siamo abituati ad immaginare. Si tratta di un farmaco inibitore del fattore di crescita epidermico: in altri termini inibisce il segnale intracellulare di proliferazione che viene dato dal recettore del fattore di crescita. Il tutto comporta una mancata traduzione del segnale all’interno della cellula e dunque la mancata replicazione della cellula tumorale. Parliamo di un farmaco conosciuto ormai da un po’ di anni e si utilizza soltanto nelle fasi di malattia metastatica. Questo perché è inutilizzabile come terapia precauzionale. Nell’ambito della malattia metastatica il cetuximab è indicato sia nella prima sia nella seconda sia in linee successive e il suo utilizzo avviene quasi esclusivamente in associazione a diversi tipi di chemioterapia”.
“Cetuximab è in ogni caso condizionato dalla selezione molecolare della neoplasia: questo perché, si è visto che funziona soltanto in neoplasie coliche in assenza di mutazioni delle sequenze geniche K-RAS, N-RAS e B-RAF. La presenza di queste mutazioni rappresenta una controindicazione assoluta all’uso di cetuximab. In aggiunta, negli ultimi anni si è costatato che l’efficacia del farmaco è più elevata quando la neoplasia colica, sempre in assenza di mutazioni genetiche parlate prima, si trova nel colon sinistro, rispetto al colon destro. Insomma, quando la neoplasia si trova nel colon sinistro, il cetuximab diventa più efficace”.
Descrizione di un caso clinico
Per chiudere, può parlarci un caso clinico che ha visto l’utilizzo di cetuximab?
“Ce n’è uno molto significativo. Un caso che riguarda una donna, che attualmente ha 65 anni ed è in cura dal 2018, quando le venne diagnosticata una neoplasia del retto prossimale. La signora era stata sottoposta ad una resezione anteriore diretto nell’ottobre del 2018, e già all’atto della stadiazione erano presenti 3 lesioni epatiche metastatiche, per cui dopo l’intervento chirurgico sul tumore primitivo e sui linfonodi, è stato definito e avviato un programma di terapia. Tale programma prevedeva 6 cicli di FOLFOX, un intervento chirurgico sulle metastasi epatiche e poi altri 6 cicli di FOLFOX”.
“Purtroppo, al termine del programma, si è verificata un’evidente progressione di malattia con il riscontro di metastasi polmonari diffuse e di nuove metastasi epatiche. In questo difficile caso, la selezione molecolare aveva documentato l’assenza di mutazioni dei geni K-RAS, N-RAF e B-RAS e, essendo un colon sinistro, si è deciso di avviare una cura a base di cetuximab. La cura è iniziata intorno all’ottobre del 2019, e la signora è rimasta in terapia con il farmaco fino all’aprile del 2021. Si parla dunque di circa un anno e mezzo di terapia con cetuximab“.
“Successivamente nell’ottobre del 2021, essendoci state nuove progressioni della malattia, ho ritenuto di effettuare prima una biopsia liquida e successivamente, dopo aver riscontrato assenza di mutazioni genetiche, ho ripreso la cura con cetuximab. Ad oggi, a inizio del 2023, la paziente è in ottime condizioni, la malattia è remissione parziale. Tutto questo fa ben capire l’importanza di cetuximab per trattare questa neoplasia maligna”.
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