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Cervello, scoperta area chiave per consolidare i ricordi

Tempo di lettura: 2 minuti

Si tratta di una scoperta senza precedenti, opera di una ricerca condotta da una nota neuroscienziata della Rockefeller University di New York

Grandi novità in ambito neurologico. Scoperto come si fissano nella testa i ricordi, passando da memoria transitoria a memoria a lungo termine. Il delicato passaggio, dipende in particolare da una struttura nervosa chiamata talamo, situata al centro del cervello e con la funzione di trasmettere le informazioni provenienti dall’esterno. Resa nota sulla rivista Cell, la scoperta è opera di Priya Rajasethupathy, neuroscianzata della Rockefeller University (New York).

L’esperta ha studiato l’attività cerebrale di decine di topi che navigavano in un labirinto. Quando il talamo dei topi è stato stimolato durante la fase di apprendimento del percorso giusto nel labirinto, gli animali sono stati in grado di ricordare tale percorso anche diverse settimane dopo. Senza tale stimolazione, gli animali non sono in grado di ricordare la via giusta dopo così tanto tempo. La formazione dei ricordi è un processo complicatissimo che coinvolge in primis l’ippocampo (dove si formano i ricordi) e poi la corteccia (dove vengono immagazzinati a lungo termine). Mancava di capire in che modo avvenisse tale passaggio di staffetta tra ippocampo e corteccia.

Per osservare la formazione dei ricordi in tempo reale, i ricercatori hanno utilizzato una nuova tecnologia di imaging. Questa, ha permesso di vedere contemporaneamente l’attività elettrica dei singoli neuroni nell’ippocampo, nel talamo e nella corteccia. Successivamente, il team ha combinato l’imaging cerebrale con il gioco del labirinto. Al termine dell’addestramento nel labirinto, i topi presentavano una maggiore attività nel talamo, suggerendo ai ricercatori che la regione potrebbe svolgere un ruolo importante nella memoria.

Ottenute tali informazioni, i ricercatori hanno verificato il ruolo del talamo nella formazione dei ricordi duraturi stimolandone o inibendone l’attivazione. Ebbene, è emerso che dopo tre settimane, i topi che hanno ricevuto una stimolazione del talamo sono riusciti nel ricordare la via d’uscita dal labirinto. Al contrario, i topi a cui era inibita l’attivazione del talamo, non erano capaci di formare ricordi a lungo termine sui percorsi del labirinto. “Si tratta di un’indicazione molto chiara del fatto che serve davvero il talamo per consolidare i ricordi a lungo termine” – ha dichiarato Rajasethupathy. Bisognerà naturalmente confermare la scoperta sull’uomo. 

Clicca qui per leggere l’estratto originale della ricerca.

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