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Conoscere l’artrosi per affrontarla meglio – Dott. Michele Cimmino

Tempo di lettura: 4 minuti

In quest’intervista, il Dott. Michele Cimmino spiega come riconoscere, gestire e prevenire una delle patologie articolari più diffuse

L’artrosi è una condizione cronica che colpisce milioni di persone, soprattutto con l’avanzare dell’età, ma non è un destino inevitabile. Tra le principali cause di dolore articolare e limitazione funzionale, questa patologia può essere affrontata in modo efficace con un approccio precoce e multidisciplinare. In questa intervista il Dott. Michele Cimmino, specialista in reumatologia, ci guida alla scoperta dell’artrosi: cos’è, come si manifesta, quali sono i fattori di rischio modificabili e le strategie terapeutiche più efficaci. Un approfondimento utile sia per chi convive già con la patologia, sia per chi desidera prevenirla attraverso uno stile di vita sano.

L’artrosi in linee generali

Dottore, per iniziare puoi spiegarci in cosa consiste tecnicamente l’artrosi?

“L’artrosi è senza dubbio la patologia più diffusa tra le malattie dell’apparato articolare. È caratterizzata da un progressivo consumo della cartilagine, una vera e propria usura che è strettamente legata al tempo. Per questo motivo, si manifesta principalmente nelle persone anziane. Tuttavia, può insorgere già intorno ai 45-50 anni e, in alcuni casi, anche prima — intorno ai 40 — a causa di predisposizione genetica o fattori ambientali, come lavori particolarmente usuranti”.

L’artrosi è spesso considerata una conseguenza inevitabile dell’invecchiamento. È davvero così oppure ci sono dei fattori di rischio modificabili che possono prevederne o comunque ritardarne l’insorgenza?

“Esistono dei fattori modificabili legati principalmente allo stile di vita. Uno dei più rilevanti è sicuramente il peso corporeo. Le articolazioni più frequentemente colpite dall’artrosi sono le ginocchia e le anche, che risentono in modo particolare del carico. È quindi evidente che una persona obesa, con un eccesso di peso significativo, tende a consumare più rapidamente la cartilagine: il sovraccarico provoca infatti un maggiore attrito tra i capi articolari, accelerando il processo degenerativo”.

“Un altro fattore importante è l’attività fisica. Svolgere regolarmente esercizio fisico di tipo aerobico – come la ginnastica dolce, la ginnastica posturale o il pilates, che sono tutte forme di movimento costante – aiuta a mantenere in allenamento la muscolatura. I muscoli, infatti, sostengono e guidano l’articolazione, contribuendo al suo corretto funzionamento e riducendo lo stress diretto sulle superfici articolari”.

Come curare l’artrosi

Quali sono invece le principali opzioni terapeutiche per l’artrosi e quanto è importante un approccio multidisciplinare gestione della malattia?

“Le opzioni terapeutiche per l’artrosi comprendono sia interventi farmacologici che non farmacologici. Innanzitutto, è fondamentale agire sui fattori modificabili, come il controllo del peso e l’attività fisica. L’esercizio quotidiano, anche eseguito al risveglio nel proprio letto o su un tappetino a terra, può contribuire a rallentare il processo di usura della cartilagine”.

Dal punto di vista farmacologico, l’obiettivo iniziale è la gestione del dolore. Si può ricorrere ad analgesici come il paracetamolo (ad esempio la comune tachipirina) oppure ai FANS, ovvero farmaci antinfiammatori non steroidei, che non contengono cortisone. Nei casi più complessi, è possibile utilizzare corticosteroidi, in particolare tramite infiltrazioni intra-articolari. Nei quadri più gravi, si può arrivare anche all’uso di analgesici puri, come gli oppioidi, disponibili sia in forme deboli che forti, derivati della morfina e affini”.

“Un’altra categoria di farmaci è rappresentata dai cosiddetti ‘modificanti la malattia artrosica’, i SYSADOA (Symptomatic Slow Acting Drugs for Osteoarthritis). Questi includono sostanze come glucosamina, condroitin solfato, collagene, e talvolta contengono anche composti naturali ad azione antinfiammatoria, come la boswellia o la bromelina. Sebbene non arrestino l’evoluzione dell’artrosi, possono contribuire ad alleviare i sintomi e rallentare il decorso della malattia. È importante ricordare che il sintomo principale dell’artrosi è il dolore articolare. Nei casi più avanzati, la patologia può evolvere fino al blocco dell’articolazione e alla conseguente immobilità per perdita della funzionalità articolare”.

L’importanza di educare il paziente ad uno stile di vita sano

Quale ruolo ha l’educazione del paziente nella gestione dell’artrosi e quanto influisce nel successo delle terapie?

“Sarebbe molto utile iniziare un’educazione alla salute già a partire dalla scuola, non solo in riferimento alle malattie cardiovascolari, ma anche per promuovere il benessere articolare e l’importanza di un movimento corretto e costante. Insegnare ai giovani l’importanza di mantenere uno stile di vita sano – in particolare un peso corporeo adeguato e una regolare attività fisica – può avere effetti positivi nel lungo termine, quando saranno adulti e anziani”.

“Spesso, infatti, si tende a praticare sport durante la giovinezza, mentre con l’inizio della vita lavorativa l’attività fisica viene progressivamente abbandonata, a causa della stanchezza, della mancanza di tempo o di motivazione. Tuttavia, è proprio dopo i 50 anni che diventa fondamentale incrementare il movimento. Le cartilagini, con il passare del tempo, tendono a consumarsi, e per questo motivo è essenziale mantenere una muscolatura elastica e ben allenata. I muscoli che circondano l’articolazione svolgono un ruolo fondamentale nel garantirne la stabilità e il corretto funzionamento, riducendo l’usura e migliorando la qualità del movimento”.

Le figure chiave

Vuole aggiungere un commento finale?

“Vorrei riprendere brevemente la domanda riguardante le figure professionali coinvolte nella gestione di una patologia così diffusa come l’artrosi. La figura centrale è senz’altro il reumatologo, che ha un ruolo fondamentale nella diagnosi precoce e corretta della malattia, nonché nell’impostare una terapia farmacologica adeguata. Accanto a lui, è molto importante anche il fisiatra, specializzato nella gestione dell’attività fisica e della riabilitazione, sia in fase prechirurgica che postchirurgica. Infine, l’ortopedico entra in gioco nei casi più avanzati, quando l’articolazione è ormai gravemente compromessa e si rende necessario l’intervento chirurgico, con l’impianto di una protesi meccanica”.

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