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Covid: studio italiano mostra ulteriori danni “nascosti”

Tempo di lettura: 3 minuti

Secondo il lavoro in questione il virus provocherebbe danni al Dna della cellula e impedirebbe di ripararli, provocando così senescenza cellulare ed infiammazione cronica

Nonostante gli importanti progressi a livello mondiale in materia di Covid, non è ancora chiaro perché il virus Sars-CoV-2 abbia un impatto così grave sulla salute umana rispetto ad altri virus respiratori. Arrivano però, ulteriori scoperte in merito. Infatti, il gruppo dell’Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare Ets (Ifom) ha messo su uno studio per identificare le basi molecolari dell’aggressività e degli effetti del Covid. Da qui, i ricercatori hanno scoperto che il virus causa danni al Dna della cellula e le impedisce di ripararli. Tale procedimento provocherebbe in questo modo senescenza cellulare ed infiammazione cronica. I risultati dello studio sono visionabili sulla rivista ‘Nature Cell Biology’.

“Tutti i virus sono parassiti – spiega il coordinatore dello studio, Fabrizio d’Adda di Fagagna. I virus entrano in una cellula e iniziano a sfruttare tutto quello messo a disposizione dalla cellula infettata per replicarsi e diffondersi. E il Covid, in tal senso, è un virus particolarmente abile e avido. Nel nostro laboratorio ci siamo chiesti come avvenga questa operazione di ‘Hackeraggio’ da parte del virus. Ci siamo anche chiesti se vi possa essere una connessione con quei processi che studiamo quotidianamente in ambiti patologici solo apparentemente distanti, quali tumori, malattie genetiche e condizione legate all’invecchiamento. Tutti eventi accomunati dall’accumulo di danno al Dna”.

Il Covid dirotta i processi fondamentali della cellula

È da tali premesse che i ricercatori hanno individuato, mediante l’uso di diversi sistemi cellulari in vitro, le cause molecolari alla base degli effetti deleteri del Covid, trovandone conferma in vivo, in sistemi modello murini di infezione e in tessuti post-mortem derivati da pazienti affetti dal virus. “Quello che abbiamo trovato – spiegano i ricercatori Ubaldo Gioia e Sara Tavella – è che Sars-CoV-2, una volta entrato nella cellula, ne dirotta i processi fondamentali. In particolare la costringe a smettere di produrre i deossinucleotidi, i ‘mattoni’ del Dna, per farle produrre i ribonucleotidi ovvero i ‘mattoni’ che servono a sintetizzare l’Rna della cellula e, soprattutto, quello del virus. È proprio tale procedimento a consentire l’esplosiva replicazione virale all’interno della cellula infetta dal Covid-19”.

Una conseguenza drammatica di questa sorta di sfruttamento dei meccanismi cellulari risulta essere la carenza di deossinucleotidi“La cellula – affermano ancora i ricercatori – non riesce a replicare adeguatamente il proprio Dna e accumula danni nel suo genoma. Inoltre, abbiamo scoperto che il virus, oltre a causare la rottura del Dna per mancanza di deossinucleotidi, interferisce anche con i meccanismi cellulari di riparazione di questo Dna danneggiato. Il tutto inibisce la proteina 53BP1, essenziale per il processo di riparazione”. Questi due eventi (danneggiamento Dna e inibizione della sua riparazione) causano gravi effetti sulla cellula infetta dal virus e sui pazienti.

Senescenza cellulare ed eccessiva produzione di citochine infiammatorie

“Tra gli effetti più gravi – spiega nuovamente Fabrizio d’Adda di Fagagna – sicuramente il precoce invecchiamento delle cellule (senescenza cellulare) e anche l’associata produzione di citochine infiammatorie. Non a caso, la principale causa dei sintomi più gravi nei pazienti affetti da Covid-19 è proprio un’eccessiva produzione di citochine infiammatorie, nota anche come ‘tempesta di citochine’. In base ai risultati ottenuti abbiamo dunque evidenziato come l’accumulo di danno al Dna possa dare un contributo importante alla tempesta infiammatoria scatenata dal virus”.

Evidenze di invecchiamento accelerato in casi gravi di Covid

Ma il team di esperti non si è fermato qui. “Fornendo alle cellule infettate un supplemento di deossinucletoidi – spiegano i ricercatori – abbiamo dimostrato che, riducendo il danno al Dna abbattiamo anche i livelli di infiammazione. È importante evidenziare che senescenza cellulare e infiammazione cronica sono alla base dei processi di invecchiamento. Infatti molti scienziati stanno scoprendo sempre più frequentemente evidenze di un invecchiamento accelerato in casi gravi di Covid. In questo senso sarà importante studiare anche la correlazione tra queste nuove scoperte e condizioni quali il cosiddetto Long Covid. L’obiettivo è sviluppare nuovi trattamenti farmacologici che limitino gli effetti di tale patologia”.

Clicca qui per leggere i risultati dello studio.
Fonte dichiarazioni ricercatori: https://www.ifom.eu/it/area-stampa/news-comunicati/singolanews.php?docuID=11489

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