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Il 2023 sarà l’anno della svolta per il cuore

Tempo di lettura: 3 minuti

Il futuro del cuore, tra nuovi farmaci e interventi soft, è pronto ad un anno di grande progressi. Ad anticipare le novità attese per il prossimo anno sono gli esperti della Società italiana di Cardiologia 

Forti progressi per combattere le malattie del cuore. È questa la promessa del 2023 lanciata dai maggiori cardiologi italiani, riuniti a Roma in occasione dell’89° edizione del congresso nazionale della Società italiana di Cardiologia (Sic). Si prospetta infatti un anno straordinario sul fronte dei progressi nelle cure, soprattutto per quanto concerne lo scompenso cardiaco, l’ipercolesterolemia e non solo. Secondo gli esperti si sta aprendo la strada a un cambio di paradigma della cardiologia nei prossimi 10 anni.

Nuove cure contro l’ipercolesterolemia

Partiamo dal primo punto: la lotta all’ipercolesterolemia. Per farlo, riportiamo le dichiarazioni del presidente della Sic, Ciro Indolfi“Il 2023 sarà l’anno dell’Inclisiran, un farmaco innovativo, da ottobre scorso rimborsabile dall’SSN, che sta entrando nella pratica clinica. Il nuovo farmaco a RNA interferente, che inibisce l’RNA che codifica PCSK9, è capace di ridurre del 50% il colesterolo LDL. Il tutto senza nessun effetto collaterale sui reni e fegato, con due sole iniezioni sottocutanee l’anno”.

Ma non è l’unica grossa novità di trattamento per l’ipercolesterolemia. “Un altro passo in avanti per migliorare il controllo del colesterolo – dichiara Pasquale Perrone Filardi, presidente eletto Sic – è l’acido bempedoico, disponibile fra pochi mesi anche in Italia. Esso interviene sulla biosintesi del colesterolo con un meccanismo d’azione analogo a quello delle statine. Studi clinici recenti hanno dimostrato l’efficacia nel ridurre circa il 20% il livello di colesterolo ma senza dolori muscolari, principale effetto delle statine in associazione con l’ezetimibe. L’acido bempedoico riduce l’LDL del 38%”.

Le glizofine per combattere lo scompenso cardiaco

Importanti novità anche per la cura dello scompenso cardiaco, che rappresenta un grave problema di salute pubblica che colpisce 15 milioni di persone in Europa e oltre 1 milione in Italia, con esito fatale nel 50% dei pazienti entro 5 anni dalla diagnosi, se non adeguatamente trattato. “La terapia dello scompenso cardiaco – spiega Gianfranco Sinagra, ordinario di Cardiologia all’Università di Trieste – si è rafforzata da poco meno di un anno con una nuove classe di farmaci: le glizofine. Queste, nate come antidiabetici, hanno mostrato un’efficacia straordinaria in tutti i pazienti con insufficienza cardiaca anche se non diabetici e indipendentemente dalla gravità della malattia. Le glizofine hanno trovato conferma nelle più recenti linee guida. Nel futuro la prognosi dell’insufficienza cardiaca sarà molto migliorata e si potranno evitare fino a 40.000 decessi l’anno”.

Interventi ‘soft’ contro le malattie valvolari

Altro ambito cardiologico che ha avuto una straordinaria evoluzione negli ultimi anni è quello delle malattie valvolari. “A distanza di esattamente 20 anni da quando la TAVI (impianto valvolare aortico transcatetere N.d.R.) è stata la prima volta utilizzata in Italia per riparare la valvola aortica, abbiamo grosse novità – spiega Indolfi. Ora, infatti, un intervento ‘soft’ simile è destinato a diventare il gold standard per i pazienti con insufficienza della valvola tricuspide”. L’insufficienza della valvola tricuspide è una valvulopatia che secondo le stime colpisce in maniera clinicamente rilevante circa il 2% delle persone over 70. Per questi pazienti una terapia medica non esiste e la chirurgia a cuore aperto è una procedura ad alto rischio con il risultato che molte persone non vengono trattate.

Il nuovo intervento di riparazione – prosegue Indolfi – consiste nell’impatto di un dispositivo medico simile a una clip che, posizionata in maniera mininvasiva dalla vena femorale di una gamba, ripara i lembi della valvola. Tale procedura ripristina la normale chiusura della valvola ad ogni battito del cuore, in modo da ridurre il grado di insufficienza con notevole beneficio per la salute del paziente”.

Fonte: 83° Congresso Nazionale Sic.

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