Ad evidenziare il problema sono la Federazione logopedisti italiani (Fli) e l’Associazione scientifica italiana logopedia (Asil)
Circa 7 su bambini su 100 in età prescolare soffrono di disturbi del linguaggio. Più precisamente hanno problemi ad articolare correttamente suoni e parole nelle forme lievi, fino ad arrivare a difficoltà di comprensione e di manifestazione verbale di idee e sentimenti nei casi più severi. Ad accendere i riflettori su un problema spesso sottovalutato sono la Federazione logopedisti italiani – Fli e l’Associazione scientifica italiana logopedia – Asil. Secondo gli esperti è necessario sensibilizzare la popolazione ma anche aumentare la conoscenza del disturbo tra la comunità scientifica.
Per questi motivi, nel weekend appena terminato (14-15 ottobre) Fli e Asil hanno organizzato due giorni di formazione in cui sono intervenuti esperti internazionali per fare il punto sulle ricerche più recenti in materia. “L’invito che rivolgiamo ai logopedisti e alla comunità scientifica è di cogliere questa opportunità per acquisire nuove competenze – dichiara Tiziana Rossetto presidente Fli. Parliamo di un tema che presenta ancora zone grigie fra gli addetti al lavoro. Bisogna approfittare dell’expertise di esperti internazionali”.
“Si sottovaluta l’impatto che questo disturbo può avere sul benessere sociale ed emotivo dell’adolescente”
Anche Annagiulia De Cagno, vicepresidente Fli, rilascia importanti dichiarazioni in merito. “Molto spesso – spiega l’esperta – si sottovaluta l’impatto che questo disturbo può avere sul benessere sociale ed emotivo dell’adolescente. Oltre che sui problemi comportamentali che possono insorgere a scuola o nel contesto di vita quotidiana. I problemi di linguaggio possono comportare difficoltà nelle relazioni sociali, in termini di condotte devianti e nell’ambito lavorativo. È importante favorire la consapevolezza che anche gli adolescenti o le persone in età adulta possano avere difficoltà di linguaggio e comunicazione”. Secondo Luigi Marotta, vicepresidente Asil “serve una presa in carico integrata e precoce. Presa in carico che sia in grado di prolungarsi e trasformarsi adattandosi alle varie fasi dell’arco di vita e alle diverse esigenze individuali e ambientali”.
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