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Dolore cronico: un problema che affligge oltre 10 milioni di italiani

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Spesso sottovalutato, il dolore cronico è un problema che colpisce oltre 1 italiano su 6, con le donne maggiormente colpite

In Italia, oltre 10 milioni di adulti vivono con dolore cronico. È quanto emerge dalla prima stima nazionale validata, contenuta nel Rapporto Istisan ‘Dolore cronico in Italia e suoi correlati psicosociali dalla Indagine europea sulla salute‘ pubblicato dall’Istituto superiore di sanità. L’indagine ha coinvolto più di 44.000 partecipanti, con circa 38.800 che hanno risposto al breve questionario sul dolore cronico, incluso nell’Indagine europea sulla salute condotta dall’Istat.

Dai risultati emerge che il dolore cronico affligge circa 4 milioni di uomini e quasi 6 milioni e mezzo di donne ed è presente nell’8% della popolazione di 18-44 anni, con un aumento al 21,3% tra i 45-54enni, al 35% tra i cosiddetti ‘giovani anziani’ (65-74enni), fino a raggiungere il 50% negli ultra-ottantacinquenni. Si confermano le diseguaglianze di genere: il divario nelle stime di prevalenza tra maschi e femmine inizia infatti già all’età di 35 anni, e va man mano ampliandosi a sfavore del sesso femminile, con percentuali superiori di oltre 15 punti tra gli anziani (65 anni e più). Nel complesso, il 60% delle persone adulte con dolore cronico in Italia è donna.

Le principali cause

La distribuzione geografica del fenomeno varia, con un impatto più pronunciato nel Mezzogiorno, soprattutto tra gli individui di 65 anni e oltre. Le radici della cronicità del dolore possono risiedere in diverse cause: una malattia primaria già diagnosticata, comunemente associata a uno stato di dolore (52%); un trauma (21%); un intervento chirurgico (7%); un tumore (3%). Un significativo 13% delle persone affette da dolore cronico non ha ancora ricevuto una diagnosi chiara di malattia e riporta livelli di dolore molto elevati nel 23% dei casi. Dal punto di vista della salute mentale, il 13% delle persone con dolore cronico presenta sintomi depressivi da moderati a gravi, rispetto a meno del 2% nella popolazione generale non colpita.

Esiste una condizione di co-morbidità tra dolore cronico e depressione, evidenzia l’Iss, a sfavore delle persone di sesso femminile e delle persone con un più basso livello di istruzione. “Lo studio – sottolineano gli autori – colma un vuoto conoscitivo che, almeno in parte, perdurava dal 2003, anno in cui Harald Breivik e i colleghi dell’Università di Oslo condussero un’indagine sul dolore cronico nei paesi europei. L’alta prevalenza del dolore cronico nella popolazione adulta e le altre stime presentate nel Rapporto, riferite, ad esempio, a comorbidità, salute mentale, ruolo dei fattori sociodemografici o impatto del dolore cronico sull’attività lavorativa e sulla disabilità, offrono un quadro epidemiologico prezioso per l’individuazione dei bisogni di diagnosi, cura e riabilitazione, per la definizione di modelli di prevenzione e, non ultima, la definizione di piani di sostegno socio-assistenziale”.

Un fenomeno che richiede monitoraggio

“Il fenomeno così delineato – proseguono – richiede un’attenzione adeguata e misurazioni affidabili e validate. Con questo primo Rapporto, l’Istituto superiore di sanità inaugura il monitoraggio epidemiologico del dolore cronico nel Paese, con il contributo e la collaborazione di Istat e di Fondazione Isal (Istituto per la ricerca e lo studio del dolore). L’impatto informativo che questo monitoraggio produce ha permesso, già nel 2020, il suo inserimento nel Programma statistico nazionale e potrà, auspicabilmente, favorire la piena applicazione di quanto la legge italiana ha già disposto sin dal 2010 sull’accesso alla rete di terapia del dolore per tutti”.


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