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Emicrania e ‘buco nel cuore’, una recente ricerca spiega il collegamento

Tempo di lettura: 2 minuti

Il Centro cardiologico Monzino e l’Università statale di Milano scoprono correlazione tra emicrania con aura e difetto cardiaco congenito

A cura di Davide Pezza

Emicrania e cuore sono connessi. Spiegato il meccanismo fisiopatologico che correla l’emicrania con aura al difetto cardiaco congenito del forame ovale pervio (Pfo), comunemente chiamato ‘buco nel cuore’. Nel concreto, questa patologia cardiaca consiste nella mancata chiusura totale alla nascita della comunicazione tra atrio destro e sinistro. A descrivere il meccanismo è uno studio del Centro cardiologico Monzino in collaborazione con l’Università Statale di Milano (Unimi). Lo studio è stato pubblicato sul ‘Journal of American College of Cardiology Basic to Translational Science’.

Già in precedenza, diversi studi avevano evidenziato una relazione tra emicrania con aura e Pfo, segnalando come circa il 35% dei soggetti con Pfo soffre di emicrania con aura (per il 70% donne). In particolare, in questi pazienti, gli attacchi di emicrania spariscono o si riducono in modo significativo dopo la procedura interventistica di chiusura del forame. Prima del nuovo studio, però, non era mai stato chiarito definitivamente il meccanismo che lega Pfo e sintomo emicrania con aura. (qui maggiori informazioni).

Le dichiarazioni degli esperti

Daniela Trabattoni, coordinatrice della parte clinica dello studio, ha ben esposto l’importanza della scoperta. “Ad oggi, nessuna delle linee guida cardiologiche internazionali include l’emicrania con aura fra le indicazioni per l’intervento di chiusura del Pfo. Eppure si tratta di una patologia invalidante, che in molti casi non risponde ai farmaci e si presenta incessantemente per giorni. Ciò impedisce anche la normale quotidianità e progettualità di vita. Per questo al Monzino – prosegue Trabattoni – abbiamo pensato di ricercare il meccanismo fisiopatologico di connessione fra le due patologie. Vogliamo dimostrare come, a livello di meccanismi cellulari, in che modo la chiusura del forame impedisca lo scatenarsi delle crisi di emicrania con aura”. 

“Il nostro studio – prosegue la ricercatrice – ha analizzato 62 pazienti sintomatici per emicrania con aura. Questi erano in terapia con cardioaspirina prima dell’intervento e 6 mesi dopo la chiusura percutanea del Pfo. Abbiamo dunque rilevato che l’aspirina migliora gli attacchi di emicrania con aura, ma non li risolve. Al contrario – conclude Trabattoni – la chiusura ottiene una regressione completa nel 69,7% dei casi.

Anche Marina Camera, Professoressa associato del Dipartimento di Scienze farmaceutiche dell’Università degli Studi di Milano e responsabile dell’Unità di ricerca biologica cellulare e molecolare cardiovascolare del Monzino, ha coordinato la parte farmacologica-molecolare dello studio. Camera ha rilasciato importanti dichiarazioni in merito. “Alla luce delle nuove evidenze scientifiche ottenute, contiamo di convincere i neurologi e i cardiologi, attraverso le rispettive società scientifiche, a raccomandare la chiusura percutanea del Pfo in tutti i casi di pazienti con emicrania con aura refrattaria ai farmaci. Nel frattempo – conclude Camera – è importante che questi pazienti sappiano che abbiamo un’arma efficace per dire addio alle loro temute crisi. Soprattutto per proteggere il cervello da rischiose ischemie”. 

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