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Leucemia mieloide acuta, nuova strategia colpisce microambiente tumorale

Tempo di lettura: 2 minuti

Sviluppate particolari cellule geneticamente modificate in grado di agire contro il microambiente tumorale

Un po’ come fossero agenti infiltrati, le cellule leucemiche sono in grado di allearsi con alcune cellule sane del sangue che, come se fossero loro complici, le aiutano a proliferare e le difendono dalle terapie. In pratica le cellule malate possono contare su un microambiente tumorale che le protegge e fa loro da scudo. Per contrastare questo fenomeno, che si verifica in particolare nella leucemia mieloide acuta (LMA), i ricercatori della Fondazione Tettamanti hanno sviluppato in laboratorio una versione geneticamente modificata dei linfociti T, il tipo di globuli bianchi che ha specifiche funzioni difensive. Le cellule così modificate sono in grado di riconoscere ed aggredire sia quelle leucemiche, sia la particolare categoria di cellule sane che le protegge, ovvero le mesenchimali stromali (MSC). Il lavoro, pubblicato sulla rivista Frontiers in Immunology, è stato sostenuto dalla Fondazione AIRC.

Per arrivare a quest’importante traguardo i ricercatori hanno dotato i linfociti T di una doppia arma: due differenti proteine capaci di intercettare e interagire con altre due proteine che si trovano rispettivamente sulla superficie delle cellule leucemiche (il marcatore CD33) e sulle mesenchimali stromali (il marcatore CD146). Le seconde offrono protezione alle prime. I dati, che derivano da esperimenti in vitro, hanno confermato che le MSC cercano di intralciare le terapie. Per tale motivo indicano la necessità di utilizzare strategie di attacco sinergico per contrastare più efficacemente la leucemia mieloide acuta. 

CAR-CIK (Cytokine-Induced Killer): il nome delle nuove cellule

I linfociti T utilizzati nello studio vengono definiti cellule CAR-CIK (Cytokine-Induced Killer). Essi sono estratti dal sangue di un donatore attraverso un processo semplice e poco costoso. Si tratta di un passo un avanti e un’evoluzione della cosiddetta terapia CAR-T (Chimeric Antigen Receptor T Cell), finalizzata a contrastare patologie molto complesse e aggressive come la leucemia mieloide acuta.

“Per il trattamento efficace della leucemia mieloide acuta è necessario superare alcuni ostacoli – spiegano Marta Serafini e Sarah Tettamanti, tra gli autori dello studio. Tra questi ostacoli c’è il microambiente tumorale che circonda le staminali leucemiche e le cellule leucemiche più mature (o blasti). Tale microambiente è creato e regolato dall’interazione bidirezionale continua tra le stesse cellule leucemiche e le cellule non ematopoietiche del midollo osseo. Queste ultime non portano alla formazione degli elementi del sangue (globuli rossi, globuli bianchi, mastociti, piastrine ecc.) ma contribuiscono in vario modo alla sopravvivenza e alla moltiplicazione delle cellule ematopoietiche, comprese quelle geneticamente alterate che portano allo sviluppo della leucemia. Per questo – concludono le due esperte –  il microambiente tumorale sembra essere un bersaglio terapeutico promettente, verso cui indirizzare nuove strategie di trattamento per combattere la leucemia mieloide acuta, in aggiunta all’aggressione diretta delle cellule leucemiche”.

La direzione è sicuramente quella giusta, ma serviranno comunque delle conferme, tramite test su animali da laboratorio, per comprendere al meglio i meccanismi che creano e mantengono la nicchia del microambiente tumorale. DI certo però, la strada intrapresa sembra davvero promettente.

Fonte.

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leucemia mieloide acuta
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