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Medico di base: una figura che manca a tanti italiani

Tempo di lettura: 3 minuti

Un calcolo della Sisac ha portato alla luce un dato preoccupante: molte famiglie non hanno un medico di base

Ammonta a un milione e mezzo il numero di italiani che non hanno un medico di base. E questo comporta il sovraffollamento degli studi ai quali appoggiarsi per sopperire a questa carenza. Un pieno di assistiti che fa lievitare la soglia di massima di 1500 persone, sopportabile per ogni singolo medico. In qualche caso si ricorre ai sostituti e poi c’è chi è alla ricerca della figura a cui affidarsi. Un dato preoccupante ma che può essere anche peggiorato. Basti pensare che si tratta della stima di sole 8 Regioni che hanno fornito questo dato. Manca una buona fetta e la cifra potrebbe essere ancora più grande.

La finte di questo calcolo è la Sisac, la struttura interregionale che si occupa delle convenzioni, che ha portato alla luce la carenza territoria nell’ambito dell’assistenza primaria. Insomma, non ci sono abbastanza medici.

Grido d’allarme del presidente Anelli: il numero può anche aumentare visto che non tutte le Regioni hanno comunicati i dati ufficiali

Considerando che la media nazionale è di 1.150 assistiti per ogni medico, solo in queste Regioni circa un milione e quattrocentomila cittadini non hanno un proprio medico di famiglia. E il numero è sottostimato perché mancano le altre Regioni a esempio anche nella mia, la Puglia, c’è un problema forte di carenza”, avverte il presidente degli Ordini dei medici (FNOMCeO) Filippo Anelli.

L’allarme è solo all’inizio, perché la carenza non riguarda solo le zone rurali, ma anche le grandi città come Milano e Firenze. Nel capoluogo lombardo si è in attesa di assegnazione dopo il concorso, in altre zone, come la Liguria, invece, la soluzione adottata è quella dell’affidamento ai giovani medici che si stanno ancora formando.

Le cause sono tante: dai tagli, al pensionamento, fino all’insufficiente ricambio generazionale del medico di base

Sono tante le cause che hanno portato a questa situazione: un pezzo dei tagli di 45mila operatori del SSN in dieci anni. Toccati anche circa 3mila medici di famiglia. Inoltre c’è da considerare l’arrivo al pensionamento che potrebbe portare a cifre importanti da qui al 2027. Un mancato ricambio in termini di sostituzioni, con borse di specializzazione insufficienti per cercare di colmare il gap dei pensionamenti.

Una grossa mano potrebbe darla il Pnrr. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza ci sono oltre 900 borse per formarsi in medicina generale nei prossimi tre anni.

È un segnale importante ma potrebbe non essere sufficiente. Da almeno 10 anni denunciamo il fatto che manca una vera programmazione dei posti da parte delle Regioni sarebbe quasi meglio la facesse lo Stato”.

Certo, la pandemia di certo non ha aiutato, anzi la categoria ha subito il contraccolpo in maniera sensibile, sotto tutti i punti di vista. Dai tamponi in studio, con le farmacie che hanno fatto registrare numeri superiori, alla campagna vaccinale con un impiego marginale. E all’orizzonte le nubi non sembrano diradarsi. Nel Pnrr non sono previste misure per i medici di famiglia, se non l’idea di portare la formazione all’interno delle università. Potrebbe non bastare, come potrebbe non essere sufficiente la convenzione, rinnovata periodicamente.

Il problema non è la convenzione – chiosa Anelli – ma il fatto che non ci siano garantite le risorse per far funzionare i nostri studi e cioè per assumere infermieri e acquistare le strumentazioni”.

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