Sesto appuntamento del format ‘Conoscere l’Oncologia’ e secondo con il Dott. Domenico Germano. Questa volta l’esperto oncologo tratta le maggiori novità terapeutiche relative al cancro prostatico
‘Conoscere l’Oncologia’ è il nuovo format di Italian Medical News dedicato agli
approfondimenti oncologici. Per farlo, intervisteremo diversi specialisti provenienti
da tutta Italia, trattando numerosi temi riguardanti l’oncologia. Secondo appuntamento con il Dott. Domenico Germano, Oncologo Medico presso
l’Azienda Ospedaliera ‘San Pio’ di Benevento. Nella prima intervista (che puoi
leggere cliccando qui) l’esperto ha trattato in modo chiaro ed esaustivo dei caratteri generali relativi al tumore della prostata, evidenziando una serie di fattori: dalla prevenzione ai sintomi, passando per una limpida analisi sul passaggio alla fase di metastasi. Questa volta l’attenzione sarà focalizzata sulle novità terapeutiche di questa tipologia di cancro.
Le novità per il carcinoma prostatico metastatico ormonosensibile
Dottore, quali sono le novità terapeutiche più importanti relative al carcinoma
prostatico metastatico ormonosensibile?
“Innanzitutto dobbiamo considerare che parliamo di una malattia, quella
ormonosensibile, molto eterogena. Una malattia che comprende una serie di gruppi di pazienti che possono essere a basso o alto rischio. Difatti definiamo i pazienti ad alto rischio quei pazienti che presentano più di 3 metastasi ossee, che abbiano metastasi viscerali (come ad esempio l’interessamento metastatico dei linfonodi) o che presentino un Gleason score con un punteggio superiore ad 8. Ma esistono anche i cosiddetti pazienti ad alto volume, ovvero quei soggetti che presentano più di 4 lesioni ossee di cui almeno una è al di fuori di quello che è l’asse vertebrale-pelvico. Sono dunque gruppi di pazienti eteregonei perché presentano differenti prognosi (e dunque un differente impatto sulla sopravvivenza); per fortuna però in entrambi i gruppi di malattia il 2022 ha rappresentato un anno di straordinaria evoluzione”.
“C’è stata infatti l’introduzione di trattamenti farmacologici che si sono dimostrati
molto importanti. Si tenga conto che per questo tipo di pazienti fino a poco tempo fa avevamo fondamentalmente soltanto la possibilità di praticare la terapia di
deprivazione androgenica. Per fortuna, nel 2022 sono stati introdotti nella pratica
clinica in Italia due anti-androgeni di nuova generazione: l’Enzalutamide e
l’Apalutamide. I due farmaci hanno dimostrato una riduzione del rischio di morte di questi pazienti che si attestava dal 35 al 48%. Dunque, introducendo questi nuovi farmaci, associati alla terapia di deprivazione androgenica si è avuto un vantaggio della sopravvivenza davvero significativo. Il tutto testato e dimostrato da studi clinici randomizzati: lo studio TITAN per l’Apalutamide e gli studi ARCHES e ENZAMET per l’Enzalutamide”.
Buone notizie anche per i pazienti definiti ‘Castration resistent M0’
Quali sono invece le novità principali che riguardano i pazienti con carcinoma
prostatico resistente alla castrazione non metastatico?
“Questa è una tipologia di pazienti particolare. Si tratta di pazienti in cui, nonostante la terapia di deprivazione androgenica, si presenta un incremento progressivo del PSA (il marcatore della ripresa della malattia) fino a superare i 2 nanogrammi per ml. Definiamo questi pazienti ‘castration resistent M0’, ovvero con assenza di malattia metastatica a distanza evidenziabile con le tradizionali tecniche di Imaging (Tac e Scintigrafia ossea). Nonostante sapessimo che questi pazienti avrebbero sviluppato prima o poi la malattia metastatica, fino all’anno scorso non avevamo farmaci e/o trattamenti per la terapia di questa precisa forma di tumore alla prostata”.
“Per fortuna però nel 2022, tre studi clinici randomizzati (Spartan, Aramis e Prosper) hanno dimostrato come l’aggiunta di Apalutamide, Darulotamide e Enzalutamide alla terapia di deprivazione androgenica determinasse un vantaggio in termini di libertà dalla comparsa di malattia metastatica ma anche nella sopravvivenza globale. Dunque la novità è la possibilità di aggiunta di una di queste 3 molecole alla terapia di deprivazione androgenica; molecole che ovviamente hanno profili diversi di tollerabilità e che quindi vanno sempre utilizzate in base alle caratteristiche del peculiari del singolo paziente”.
“Un vantaggio importante in termini di qualità di vita”
Quanto impattano queste novità sulla qualità di vita del paziente?
“Sia nella malattia ormonosensibile, sia in quella ‘castration resistent M0’, questi
farmaci hanno dimostrato un vantaggio importante in termini di qualità di vita. Sono stati somministrati ai pazienti, nell’ambito degli studi clinici citati prima, dei test di qualità di vita che hanno dimostrato come i farmaci rappresentavano un grosso vantaggio in entrambe le malattie con parametri migliorativi. Tutto rientra nel solco dell’oncologia moderna: migliorare sia la quantità di vita che possiamo dare ai nostri pazienti ma anche la qualità. Vivere più a lungo e vivere meglio”.
Quanto è importante il ruolo del team multidisciplinare, il cosiddetto GOM, nel
trattamento dei pazienti con cancro prostatico?
“L’introduzione dei gruppi multidisciplinari, ormai istituzionalizzati nell’ambito della
rete oncologica ha determinato un cambio di passo nel trattamento di tutte le
patologie oncologiche. In verità all’interno della mia struttura ospedaliera già 12
anni fa fu istituito e personalmente da me coordinato, il gruppo multidisciplinare di patologia Uroncologica che chiamavamo GOIP, tale gruppo, composto da
Oncologo,Urologo e Radioterapista discuteva la maggior parte dei casi di tumore
della sfera urogenitale. Con l’introduzione della rete oncologica tutto questo è stato istituzionalizzato: è diventato un obbligo dell’azienda ospedaliera, attraverso un atto deliberativo, attivare il Gruppo Oncologico Multidisciplinare (GOM)”.
“Sicuramente la discussione multidisciplinare migliora la cura del paziente: se di un preciso paziente contemporaneamente ne discutono più specialisti ne fuoriesce un sunto della situazione che non può che migliorare il trattamento. È un vantaggio importante sia dal punto di vista terapeutico che da quello psicologico. Esistono inoltre delle tempistiche da seguire nella cura del paziente, che fanno parte di quelle che sono delle precise linee guida: i cosiddetti PDTA (Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali). Il trattamento dunque segue un preciso percorso, e non ha più una sua discrezionalità. Le tempistiche sono fondamentali”.
Un commento finale
Chiarissimo Dottore. C’è qualcosa che vuole aggiungere per concludere?
“Un commento finale per quanto riguarda la genetica del tumore alla prostata.
Come detto all’inizio il cancro prostatico ha una componente genetica come rilevato negli ultimi anni. Per questo motivo, per il tumore prostatico è stato posto a rimborso il primo farmaco a bersaglio molecolare: Olaparib. Questo farmaco è indirizzato ad un particolare gruppo di pazienti, ovvero coloro con un tumore prostatico metastatico ‘castration resistent’ che hanno una mutazione di un oncogene denominato BRCA”.
“Olaparib, che è un inibitore del sistema di riparazione del DNA, ha dimostrato un vantaggio di sopravvivenza importante in questo gruppo di pazienti dopo progressione agli agenti ormonali di nuova generazione. Tutto questo ha un duplice importante impatto, sia da un punto di vista prettamente terapeutico, sia perché ci permette di lavorare sul cosiddetto ‘Counseling genetico’ e dunque valutare la trasmissibilità familiare della mutazione genetica eventualmente evidenziata. Questa era un’altra novità importante che era doveroso sottolineare”.
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