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Il Tar boccia la decisione della Campania, Arigliani: “Una sconfitta per tutti”

Tempo di lettura: 3 minuti

Il commento del pediatra e direttore della scuola di counselling IMR sul ritorno a scuola in Campania

Fa discutere e, con tutta probabilità, ce n’era anche sentore in principio. La scelta del governatore della Campania di tenere le scuole chiuse fino alla fine di gennaio ha acceso il dibattito. E fin qui era anche prevedibile. La questione è che si è partiti a suon di carte bollate con ricorsi al Tar e impugnazioni da parte del Governo. Il risultato? In otto righe sono crollati i sei anni di legislazione di De Luca. L’accusa del Tar è forte: la decisione della Regione è figlia delle mancanze degli anni scorsi, in tema di sanità e trasporti. Una Regione che si è fatta cogliere impreparata nonostante l’avvisaglia di quanto potesse nuovamente accadere. La questione, però resta irrisolta. E ruota attorno alla scuola. È un luogo di contagio o iper controllato e sicuro?

Io sono sempre stato, senza tentennamenti, convinto che le scuole debbano essere le ultime a chiudere se vi è necessità di riduzione della socialità per rallentare la trasmissione del virus”.

Questo è il pensiero di Raffaele Arigliani, pediatra e direttore della scuola di counselling IMR, alla luce di quando accaduto in questi giorni.

Nella decisione del Tar prevale una sensazione di grande amarezza

Eppure, condividendo quanto scrive il TAR che ha “letteralmente” bocciato il decreto di chiusura delle scuole fatto dal Presidente della Regione Campania, dichiarandolo infondato, immotivato, inadeguato, non riesco a gioire. Prevale indipendentemente dal risultato positivo per i nostri bambini e ragazzi una amara constatazione, e mi sento di affermare che in qualche misura abbiamo perso tutti”.

Il motivo di tale affermazione è abbastanza semplice e nasce dalla confusione che si genera in circostanze del genere.

Se, come avvenuto, l’Istituzione regionale non “rispetta” le leggi, se solo la Magistratura tiene la barra del timone. Se chi è a capo si arroga il diritto di “capire più degli altri” e di “decidere da solo” senza sincronizzare gli interventi con le altre Istituzioni: questa è la sconfitta della politica e di tutti noi, perché crolla la fiducia e la coesione sociale.

Serve coinvolgimento e trasparenza per arrivare a una soluzione condivisibile

Quando in una famiglia mamma e papà (i “capi politici”) litigano, il sentimento che prevale nei figli (noi cittadini) è di confusione, paura, scoraggiamento, rabbia. Soprattutto se tutto il contesto è già “spaventoso”, abbiamo bisogno che in primis trionfi la capacità di remare uniti, vincendo diversità di opinioni. Conta poi che tutti si sentano coinvolti nel progetto, che vi sia trasparenza, che si lasci spazio alla creatività e alla partecipazione.

Se gli studenti delle superiori rinunciano a qualificare il loro futuro per “interpretare dati epidemiologici” o parteggiare per chi tra i politici è pro o contro apertura, vuol dire che nessuna “fiducia” nella scelta delle Istituzioni è stata trasmessa (anche perché difficile capire quale sia la scelta delle Istituzioni). Quando la legge deve imporre le scelte politiche, abbiamo perso tutti”.

Indubbiamente il quadro epidemiologico del momento impone un’analisi accurata. Non è possibile prendere decisioni a cuor leggero e senza la consapevolezza di ciò che queste decisioni possono scatenare. Ovviamente questo non si traduce nel fatto di avere doti divinatorie.

Secondo il prof Arigliani si dovrebbe smettere di fare tamponi antigenici di prima generazione

C’è bisogno di azioni sinergiche – prosegue il prof Arigliani – perché molto si può fare. Ad esempio si potrebbe: a) coinvolgere più attivamente la medicina del territorio per vaccini e tamponi e tracciamento; b) monitorare l’epidemia scuola per scuola e azienda per azienda; c) attivare percorsi educazionali e premere sempre più sui vaccini, spiegandoli bene; d) aumentare i controlli per il rispetto green pass. E qualcosa si potrebbe smettere di fare: come ad esempio non fare più tamponi antigenici di prima generazione (come quasi tutti quelli che vengono fatti in farmacia), la cui non attendibilità è assolutamente certa e dimostrata.

Nessuno si salva da solo e questo non è uno slogan e neppure è un percorso che si realizza una volta per tutte. Bisogna che le parole rispetto e ascolto siano il mantra irrinunciabile dei nostri politici, così come lo furono per i Padri costituenti, capaci di confrontarsi ed operare non puntando a vincere l’uno sull’altro ma a costruire il bene comune. A noi cittadini rimane il dovere di essere critici e propositivi verso i politici e le Istituzioni, affinchè non dimentichino che il loro ruolo è uno solo: servire. Con umiltà, fatica e generosità”.

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