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Focus sul tumore del colon-retto – Dott. Giuseppe Santabarbara

Tempo di lettura: 5 minuti

Italian Medical News presenta il terzo appuntamento di ‘Conoscere l’Oncologia’, il format dedicato agli approfondimenti oncologici. Questa volta, insieme al Dott. Giuseppe Santabarbara, scopriremo tutto quello c’è da sapere sul tumore del colon-retto

‘Conoscere l’Oncologia’ è il nuovo format di Italian Medical News dedicato agli approfondimenti oncologici. Per farlo, intervisteremo diversi specialisti provenienti da tutta Italia, trattando numerosi temi riguardanti l’oncologia. L’appuntamento di quest’oggi è dedicato al tumore del colon-retto, patologia oncologica che rappresenta il 10% di tutti i tumori diagnosticati nel mondo, oltre ad essere la seconda più frequente tra i maschi (12%) dopo il umore della prostata, e tra le femmine (11,2%) dopo il cancro della mammella. (Dati AIOM-AIRTUM 2021).

Per saperne di più la redazione di Italian Medical News ha deciso di intervistare il Dott. Giuseppe Santabarbara, Dirigente Medico di Oncologia presso l’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale e di Alta Specialità ‘San Giuseppe Moscati’ (AV). 

Differenze tra i due tumori


Dottore, esistono differenze di trattamento tra il tumore del colon e quello del retto o parliamo della stessa patologia?

“Dal punto di vista del trattamento non sono la stessa patologia, soprattutto se parliamo di malattia localizzata. Quando invece parliamo di stadio avanzato allora possiamo adoperare la stessa tipologia di trattamento. Questo perché se il tumore del retto può giovarsi del trattamento radioterapico precedentemente all’intervento chirurgico, quello del colon, quando parliamo di malattia localizzata, ha come primissimo approccio l’operazione chirurgica. Di fatto parliamo sì della stessa malattia dal punto di vista istologico, ma possono e devono essere trattati in modo diverso. È bene ricordare che distinguiamo nelle linee guida la neoplasia del colon da quella del retto ed addirittura oggi si parla anche di neoplasia del colon sinistro e del colon destro, specie per quanto riguarda la malattia avanzata”.

Come si comporta l’oncologo dinanzi ad una neoplasia colorettale metastatica?

“Innanzitutto inizia a porsi una serie di domande e molto spesso trae le risposte che cerca direttamente dalla cartella clinica del paziente. Questo perché sono tante le informazioni che dobbiamo recepire prima di decidere quale trattamento utilizzare. Soprattutto, abbiamo bisogno di un gruppo multidisciplinare che ci possa coadiuvare, infatti, oggi in tutt’Italia esistono i cosiddetti GOM – Gruppi Oncologici Multidisciplinari. Venendo a quello che è il ruolo dell’oncologo, possiamo dire che è una figura che ha bisogno del sostegno dell’anatomopatologo che è sempre più importante, così come anche del genetista. Questo perché avendo a disposizione tanti farmaci, sono tante le informazioni e le caratteristiche molecolari che dobbiamo acquisire prima di poter decidere qual è il miglior trattamento che possiamo offrire al paziente. Non siamo più a 30-40 anni fa quando c’era un solo farmaco disponibile”.

Le nuove opportunità

Rimanendo in tema, il trattamento del tumore colorettale in fase avanzata, può ad oggi giovarsi di quelle che sono le nuove opportunità, come ad esempio l’immunoterapia? 

“Sì e no. Sì, perché attualmente abbiamo a disposizione l’immunoterapia anche nel trattamento del tumore colorettale metastatico; no perché usare questa arma non è possibile per tutti i pazienti, purtroppo. La percentuale di pazienti affetti da tumore del colon-retto metastatico che può essere sottoposta ad immunoterapia è abbastanza scarsa, parliamo infatti soltanto di quella percentuale di neoplasie  che viene definita ‘ad elevata instabilità micro-satellitare’, vale a dire quei pazienti che hanno un tumore che ha perso la capacità di riparare il DNA. Tali informazioni derivano tra l’altro da recentissimi convegni oncologici internazionali”. 

Novità internazionali

Ha parlato di convegni internazionali. Può parlarci delle ultime novità emerse da questi eventi?

“Sicuramente la novità più eclatante è emersa dall’ultimissimo convegno ASCO 2022 (ASCO = American Society of Clinical Oncology). Essa riguarda quella parte di neoplasie del retto ad elevata instabilità micro-satellitare,. È stato infatti presentato un lavoro, su 30 pazienti complessivi, di trattamento neo-adiuvante con l’immunoterapia: nello specifico, a questi individui è stata proposta l’immunoterapia ancor prima dell’attuazione di quelle terapie che sono lo standard di trattamento; bene, è emerso un 100% di risposte complete. Nessuno di questi pazienti, ad oggi, ha più evidenza di malattia e nessuno è stato operato. Ovviamente ciò non vuol dire che l’immunoterapia sia valida per tutti pazienti con elevata instabilità micro-satellitare, però, ritrovarsi il 100% di risposte cliniche complete prima dell’intervento chirurgico è un qualcosa che non avevamo mai visto in ambito oncologico colorettale. Di sicuro questa è la novità più eclatante”.

“Per quanto riguarda invece il tumore del colon tra le novità più importanti va menzionata la possibilità di applicare il cosiddetto ‘rechallenge’ di trattamento con anti-EGFR (farmaci diretti contro l’Epidermal Growth Factor Receprtor); in pratica il rechallenge consiste nel riproporre, a partire dalla III linea di trattamento in poi, il trattamento con Anti-EGFR già utilizzato in prima linea di trattamento”.

“Si valutano quei pazienti che, durante un trattamento con anti-EGFR in prima linea avevano ottenuto una risposta duratura prima della sua cessazione per progressione di malattia, ed a questi pazienti, dopo essere stati trattati con almeno un’altra chemioterapia diversa dagli anti-EGFR, quindi a partire dalla III linea  viene proposto di tornare al farmaco utilizzato all’inizio, quindi all’anti-EGFR; il tutto dopo un prelievo di sangue che ha lo scopo di valutare e confermare se quelle condizioni di assenza di mutazione ai geni RAS e BRAF presenti prima del trattamento di prima linea con Anti-EGFR fossero ancora evidenti a partire alla terza linea. In sintesi la novità consiste nel fatto che il rechallenge, in questi casi specifici, si traduce nella possibilità di riproporre il trattamento anti-EFGR”.

Il ruolo della biopsia liquida


Passiamo alla biopsia liquida. Quest’ultima ha un ruolo anche in relazione al tumore del colon retto? Può sostituire la biopsia tradizionale?

“Un ruolo ce l’ha, e rientra nella possibilità di essere utilizzata per valutare alcune caratteristiche del tumore. Ricordiamoci che la biopsia liquida non è altro che un prelievo di sangue che ci permette di capire se è presente del DNA tumorale circolante cosicché poi possa essere analizzato. Con la biopsia liquida, nel tumore colorettale avanzato, andiamo quindi a controllare se quel tumore ha ancora le caratteristiche iniziali. O, al contrario, se invece esse si sono modificate”.

“Per quanto riguarda l’eventuale sostituzione della diagnosi tradizionale, la risposta è ad oggi no. Probabilmente lo farà nel prossimo futuro ma ad oggi non è ancora possibile. Ci sono in essere diversi studi che stanno cercando di analizzare se la biopsia liquida in futuro possa essere usata come mezzo di diagnosi ma ad oggi non è assolutamente pratica clinica. Siamo ancora nell’ambito sperimentale. In definitiva, la biopsia ha un ruolo per coadiuvare la diagnosi tradizionale ma non può ancora sostituirla”.

L’importanza dei gruppi multidisciplinari

Perfetto Dottore. Vuole aggiungere qualcos’altro?

“Vorrei aggiungere che il ruolo dell’oncologo è diventato assolutamente più complicato rispetto a prima. Già l’idea di trattare una neoplasia non è semplice. Ma farlo oggi, e pensare che un medico possa occuparsi di tutte le neoplasie che ci sono è follia pura. Soltanto in un ambito ristrettissimo come quello che può essere il trattamento del tumore del colon-retto ci sono tantissime cose da indagare prima di scegliere il miglior trattamento. Figuriamoci pensare che una singola persona possa gestire più neoplasie. Ben vengano i gruppi multidisciplinari. Per fortuna il Sistema Sanitario Nazionale sta andando verso questa direzione e questo è solo un bene per tutti i nostri pazienti”. 

L’intervista è stata elaborata con il contributo di

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Tumore del colon-retto
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