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Tumore al seno Her2+, arriva anche in Italia terapia ‘fast’

Tempo di lettura: 2 minuti

La nuova opzione terapeutica consente di diminuire del 90% le tempistiche di somministrazione delle cure grazie ad una nuova formulazione sottocutanea

È disponibile anche in Italia, per le pazienti con tumore al seno Her2+, la nuova opzione terapeutica ‘fast’. La terapia consente di diminuire del 90% le tempistiche di somministrazione delle cure tramite iniezione sottocutanea. L’Agenzia italiana del farmaco – Aifa ha infatti approvato la rimborsabilità dell’associazione a dose fissa (Fdc) di pertuzumab e trastuzumab di Roche con ialuronidasi umana ricombinante nel trattamento del carcinoma mammario Her2+ in fase precoce e metastatica. A renderlo noto è la stessa industria farmaceutica svizzera in un comunicato. 

“Si tratta di un traguardo con un impatto importante – sottolinea Roche – sul miglioramento della qualità della vita delle pazienti con neoplasia alla mammella Her2+, a partire dalla diminuzione del tempo necessario alle pazienti per ricevere la terapia, che nella nuova formulazione si riduce a pochi minuti. È un grande risultato poiché parliamo di una patologia che rappresenta il 15-20% dei casi di un tumore al seno”.

La differenze rispetto alla terapia standard

Rispetto alla terapia standard con pertuzumab e trastuzumab somministrata via endovenosa, la nuova soluzione terapuetica, disponibile come fiala monodose da iniettare per via sottocutanea, permette infatti di velocizzare il trattamento di oltre il 90%. La ‘nuova’ somministrazione necessita di circa 8 minuti per la dose di carico iniziale e circa 5 minuti per ogni dose di mantenimento successiva. Con la standard, si trattava di 150 minuti circa richiesti per la somministrazione di una dose e dai 60 ai 150 per quelle successive. Insomma, un cambio di passo, in termini di velocità e dunque anche di qualità, notevole

“Il profilo di sicurezza del trattamento in associazione alla chemioterapia – spiega ancora la nota aziendale – è risultato analogo alla somministrazione per via endovenosa di pertuzumab e trastuzumab e chemioterapia. Non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza e nessuna differenza significativa in termini di tossicità cardiaca. Anche a livello di organizzazione della struttura sanitaria la modalità sottocute determina evidenti vantaggi. Permette infatti di contenere i tempi e i costi di somministrazione e preparazione della terapia. Oltre che di liberare risorse e personale per poter trattare, a parità di patologia, più pazienti. Un impatto positivo – conclude la Roche – che si ripercuote in modo significativo sulla quotidianità delle pazienti che devono sottoporsi alle terapie”. 

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