Andrea Ancona, co-fondatore della piattaforma, spiega l’innovativa start-up basata su intelligenza artificiale per la gestione personalizzata e preventiva delle malattie renali
U-Care Medical è una start-up tecnologica, spin-off del Politecnico di Torino. Nasce nel 2021 con l’obiettivo di portare sul mercato i risultati brevettati di tre anni di ricerca scientifica svolta dai co-fondatori all’interno del noto Politecnico. La piattaforma, sviluppata su software SaaS, si basa su intelligenza artificiale per la gestione personalizzata e preventiva delle malattie renali all’interno dell’unità di terapia intensiva. Per comprendere a pieno U-Care Medical ci siamo rivolti ad uno dei co-fondatori, Andrea Ancona, che ha perfettamente esposto la fondatezza e le finalità principali della piattaforma. (Qui il sito web).
Andrea, di cosa tratta principalmente U-Care Medical, quali sono gli obiettivi principali?
“U-Care Medical ha come obiettivo principale quello di portare sul mercato la tecnologia che abbiamo sviluppato all’interno del Politecnico. L’idea nasce da una constatazione di una problematica. Questa è legata alla degenza dei pazienti all’interno dei reparti di rianimazione e in particolare al monitoraggio della funzionalità renale del paziente. Parliamo di pazienti complessi, in situazioni critiche. In questa loro complessità, una particolare complicazione delle loro degenze è l’insufficienza renale acuta, ovvero un deterioramento rapido della funzionalità renale. Ci siamo resi conto che questa patologia non poteva essere prevista. L’unica cosa che poteva fare il medico era quella di intervenire sulle conseguenze, ma non prevederla. Abbiamo quindi pensato di sviluppare una tecnologia che potesse aiutare il medico a capire se il paziente potesse effettivamente rischiare l’insufficienza renale acuta e farlo in tempo reale. In altri termini, uno strumento che potesse aiutare il medico ad identificare la prevenzione di queste malattie.
Ma la piattaforma non nasce solo sulla base della problematica della prevenzione della malattia, ma anche sulla gestione di casi relativi a stadi gravi. Dunque, una volta che la patologia si è sviluppata, capire come gestirla e come gestire il trattamento dialitico. Nel complesso, la piattaforma ha lo scopo di aiutare il medico nella gestione delle patologie renali del paziente durante tutto il percorso della degenza. Il progetto si basa sulla digitalizzazione dei dati clinici. Noi prendiamo i ‘dati grezzi’, li elaboriamo, e forniamo al medico, nel momento giusto, i dati e l’informazione corretta”.
“E’ uno strumento che può dare grande supporto”
In ambito prettamente digitale, quali sono le necessità di aggiornamento per gli specialisti affinché utilizzino al meglio la vostra piattaforma?
“Noi ci inseriamo in un settore della medicina che si sta andando a formare che è l’unione tra il settore della rianimazione, area critica, con quello della nefrologia. Su questo filone, relativamente nuovo, noi andiamo ad aggiungere questo strumento innovativo basato sull’intelligenza artificiale. E’ chiaro che bisogna essere aperti a cambiare anche un po’ lo standard di cura; sotto il punto di vista tecnologico il nostro obiettivo è di fornire qualcosa che non richieda un particolare training sul software. Chiaramente avere una comprensione di quelle che sono le potenzialità dello strumento è fondamentale. Avere fiducia sul fatto che è uno strumento che può dare un grande supporto”.
Leggiamo sul sito di un potenziale risparmio di 24.000 euro per ogni letto in terapia intensiva, può dirci di più?
“Oltre all’impatto clinico di U-Care Medical, ce n’è anche uno economico. L’episodio in sé dell’insufficienza renale ha un impatto economico notevole. Il costo giornaliero di un paziente in terapia intensiva è nell’ordine superiore ai mille euro al giorno. Dunque evitando l’episodio si va ad eliminare questo costo aggiuntivo. In aggiunta a ciò ci sono i costi relativi ai trattamenti dialitici, che verrebbero evitati, e i costi di riammissione post-dimissione legato al tema del paziente cronico. Andando ad accumulare tutti questi impatti, si può andare a stimare un risparmio per ogni posto letto di circa 20-25mila euro l’anno”.
Tecnologia come mezzo per lo sviluppo dei farmaci
La tecnologia ha il potenziale per rivoluzionare la medicina?
“Noi vediamo potenzialmente un grande impatto della tecnologia sullo sviluppo dei farmaci. Avere dei tool digitali che possano dire il livello di rischio di sviluppare una patologia, può permettere di portare sul mercato farmaci con meno effetti collaterali. Il tutto affinché i pazienti possano beneficiarne maggiormente. E’ una questione anche di velocizzazione di clinical traial rendendoli più ottimali attraverso questo tipo di tool. E’ un trend che stiamo vedendo anche a livello americano e che, ad esempio, potrebbe portare sul caso delle malattie renali, lo sviluppo di farmaci che oggi non esistono. Uno dei problemi principali ad oggi è che nell’ambito di malattie renali non esistono farmaci che curano direttamente il rene”.
Qual è il futuro programmato della vostra realtà?
“Un obiettivo prossimo è quello di portare sul mercato il primo software sulla previsione dell’insufficienza renale. Questo software sarà classificato come dispositivo medico, e l’obiettivo è portare la certificazione CE per poi entrare sul mercato. Stiamo svolgendo diversi studi clinici per portare alla validazione di questo algoritmo. Abbiamo condotto un primo studio che ha coinvolto circa 50mila pazienti, su 4 data-set internazionali, ricoverati in terapia intensiva. Stiamo lavorando inoltre su degli studi pilota sul software e quindi nell’effettiva installazione della piattaforma in alcuni centri di terapia intensiva sia italiani che europei, per validare definitivamente il beneficio che ci attendiamo. Dunque siamo in una fase di certificazione e validazione”.
Vorrebbe aggiungere altro?
“Noi fin dall’inizio della nascita della realtà stiamo collaborando con medici rianimatori e nefrologi. Se ci fosse qualcuno interessato a collaborare o comunque ad approfondire e discutere sull’argomento siamo totalmente disponibili. Abbiamo anche un’anima da ricerca scientifica essendo spin-off del Politecnico di Torino”.
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