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Uno tsunami di luce contro i tumori: nuovo studio italiano

Tempo di lettura: 2 minuti

L’utilizzo di fasci laser capaci di penetrare in profondità nei tumori potrebbe rappresentare un’importate innovazione nella lotta al cancro

Colpire in maniera precisa e non invasiva i tumori più profondi attraverso raggi di luce ad alta intensità. È la prospettiva che apre uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Sapienza Università di Roma, dell’Istituto dei Sistemi Complessi del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Communications.

L’utilizzo di fasci laser capaci di penetrare in profondità nel tumore potrebbe rappresentare un’importate innovazione nella lotta al cancro. Tuttavia, spiega il gruppo di ricerca in una nota, la maggior parte dei tessuti biologici è otticamente opaca e assorbe la radiazione incidente. Ciò non permette di raggiungere in maniera mirata i tessuti in profondità. Nel nuovo studio, i ricercatori hanno scoperto che, all’interno del tumore, possono formarsi degli ‘tsunami ottici’, onde luminose di intensità estrema che possono essere sfruttati per trasmettere luce laser all’interno del tumore. I ricercatori hanno confermato questa possibilità su campioni tridimensionali di tumore pancreatico.

“Il nostro studio mostra come le onde estreme, che fino ad oggi erano rimaste inosservate in strutture biologiche, siano in grado di trasportare spontaneamente energia attraverso i tessuti e possano essere sfruttate per nuove importanti applicazioni biomediche“, spiega Claudio Conti della Sapienza Università di Roma.

“Abbiamo mostrato come tale luce può provocare importanti aumenti di temperatura mirata che inducano la morte di cellule cancerose, e questo ha implicazioni importanti per le terapie fototermiche”, aggiunge Massimiliano Papi dell’Università Cattolica“Con questo raggio laser estremo potremmo sondare e trattare in maniera non-invasiva una specifica regione di un organo“. 

Clicca qui per leggere l’estratto originale dello studio. 

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