Continuano le tappe di ‘Conoscere l’Oncologia’, il programma dedicato all’approfondimento delle tematiche oncologiche. In questa occasione al centro dell’intervista è il Dott. Davide Bimbatti che ha esaminato dettagliatamente il panorama del tumore vescicale
‘Conoscere l’Oncologia’ rappresenta il format di Italian Medical News dedicato all’analisi approfondita delle tematiche oncologiche. Attraverso interviste a specialisti provenienti da ogni angolo d’Italia, affronteremo una vasta gamma di argomenti legati al campo dell’oncologia. Il tumore alla vescica consiste nella trasformazione in senso maligno delle cellule che rivestono la superficie interna della vescica stessa, ovvero l’organo che raccoglie l’urina filtrata dai reni, prima di essere eliminata dal corpo. Il cancro alla vescica rappresenta circa il 3% di tutti i tumori e, in urologia, è secondo solo al tumore della prostata. Per saperne di più abbiamo deciso di intervistare un esperto del settore: il Dott. Davide Bimbatti, Dirigente Medico Oncologo presso l’Istituto Oncologico Veneto IRCCS di Padova. Le sue risposte esaustive hanno fornito chiarezza a tutte le domande poste durante l’intervista.
Il tumore alla vescica spiegato in linee generali
Dottore, Può introdurci il tema del tumore alla vescica spiegandoci in poche battute in cosa consiste?
“Il tumore della vescica rappresenta, purtroppo, una delle dieci neoplasie più frequenti a livello generale. Si tratta di un tumore che cresce all’interno del sistema urinario; quindi la vescica in primis anche se bisogna stare attenti a tumori delle altre zone urinarie come l’uretere o l’uretra. È un tipo di cancro che può essere facilmente gestibile quando viene riscontrato nelle fasi iniziali; al contrario è molto difficile da trattare in fase avanzata. Esso ha una prevalenza forte nei maschi, specie gli anziani, ed ha un forte fattore di predisposizione che è il fumo; I fumatori sono infatti decisamente a più alto rischio rispetto ai non fumatori. Infine, se avanzato, parliamo di una tipologia di cancro che presenta un’elevata mortalità; diventa quindi fondamentale diagnosticarla in fase precoce”.
È corretto affermare che il carcinoma a cellule di transizione rappresenta il tumore alla vescica più presente?
“È assolutamente corretto. Rappresenta infatti più del 90% dei tipi di tumore vescicale. Sostanzialmente si tratta dell’unico vero tumore della vescica; al suo interno può presentare delle sotto-varianti come il plasmocitoide o il micropapillare, ma sono in ogni caso delle componenti del carcinoma uroteliale che è il principale indiscusso. In qualche raro caso ci sono altri due tipi di tumore: quello squamoso, fortemente correlato all’età e al fumo, e l’adenocarcinoma che è più frequente in popolazioni come gli asiatici o gli egizi che hanno altri fattori predisponenti rispetto agli europei. In ogni caso parliamo spesso di un tumore univoco e molto semplice da categorizzare”.
Sintomi e fattori di rischio
Quali sono i principali sintomi che devono far scattare un campanello d’allarme?
“Sfortunatamente, questa rappresenta la sfida principale nel caso del tumore alla vescica. Molto frequentemente, si tratta di un cancro silenzioso. Il suo primo manifestarsi è spesso evidenziato dalla presenza di sangue nelle urine, anche se questo sintomo deve essere valutato attentamente, considerando che può presentarsi solo occasionalmente e scomparire nelle settimane successive. Questa variabilità rende spesso il sintomo sottostimato, specialmente nelle donne. Un altro sintomo è l’irritazione della vescica, quindi un conseguente aumento delle volte in cui si va ad urinare, dolore in occasione dell’atto della minzione, fastidi e prurito. Sono sintomi anche questi da non sottovalutare perché spesso vengono scambiati come conseguenza di una semplice cistite. Altre sintomatologie, come il blocco urinario, sono sinonimo purtroppo di una patologia già avanzata. In definitiva, parliamo dunque di un cancro spesso silente e di un sintomo, quello del sangue nelle urine, spesso molto sottovalutato”.
Oltre al fumo, quali sono i principali fattori di rischio?
“Come avviene per molte neoplasie, lo stile di vita costituisce un fattore di rischio significativo. Una dieta ricca di grassi, la mancanza di attività fisica, e l’obesità sono tutti fattori predisponenti che generalmente favoriscono lo sviluppo dei tumori. Nel caso del tumore alla vescica, tuttavia, il fattore più preponderante risulta essere il tabagismo, al punto da costituire il principale e unico elemento da tenere sotto stretta osservazione. Questa situazione è quasi paragonabile a quanto avviene nel tumore polmonare”.
Le opzione terapeutiche
Passiamo ora ad un discorso terapeutico. Quali sono le attuali possibilità di trattamento per il tumore limitato della vescica?
“Come accennato, raggiungere una diagnosi precoce è di vitale importanza, specialmente se il tumore si sviluppa nella zona più superficiale della vescica e le cellule tumorali mostrano una limitata invasività. In tali casi, è possibile trattarle mediante interventi mirati alla rimozione di piccole aree tumorali o alla prevenzione di ulteriore diffusione. Le opzioni terapeutiche in queste situazioni possono comprendere l’utilizzo di immunoterapia tradizionale o l’instillazione di altri agenti. La tempestività della diagnosi è cruciale in questo contesto”.
“In genere, l’urologo gestisce l’intero percorso terapeutico relativo alla fase iniziale. Le instillazioni, di solito settimanali e successivamente mensili, mostrano elevati tassi di guarigione. Tuttavia, nel corso del tempo, si verificano frequentemente casi di ricorrenza della malattia. Pertanto, i controlli urologici regolari sono fondamentali per coloro che hanno intrapreso questo percorso. Inoltre diversi studi sperimentali sono in corso per associare trattamenti topici a quelli sistemici, cercando quindi combinazioni di vie terapeutiche per raggiungere la guarigione completa delle forme iniziali. In aggiunta, l’evoluzione tecnologica continua a introdurre significative innovazioni; alcuni approcci cercano di sviluppare piccole modifiche tecniche per garantire un’infusione continua e meno traumatica del farmaco all’interno della vescica.”
Cosa può dirci invece in merito a eventuali progressi nella fase avanzata di questa tipologia di cancro?
”Purtroppo, come accennato in precedenza, la progressione della malattia costituisce ancora una sfida significativa. Le prospettive di guarigione per un cancro alla vescica metastatico sono oggettivamente ridotte, e le probabilità di ottenere prolungate sopravvivenze con la malattia avanzata sono ancora troppo basse per suscitare soddisfazione. La colonna vertebrale del trattamento è sempre stata rappresentata dalla chemioterapia; recentemente, è stata introdotta anche l’immunoterapia, che in alcuni individui riesce a mantenere la malattia sotto controllo, ma purtroppo ciò si applica solo a una minoranza di pazienti”.
“Negli ultimi anni, e nel corso di quest’anno in Italia, è stato introdotto un farmaco a bersaglio molecolare in grado di veicolare un agente chemioterapico direttamente alle cellule tumorali, dove si lega attraverso un recettore noto come mectina. Questo farmaco rappresenta senza dubbio una risorsa terapeutica aggiuntiva, sebbene al momento non abbia ancora aumentato le probabilità di guarigione, ma piuttosto di estendere la sopravvivenza. Stiamo anche esplorando altri farmaci a bersaglio molecolare, alcuni dei quali si trovano attualmente in fase di studio e mostrano promettenti risultati nel mirare specifiche mutazioni delle cellule tumorali e nell’attaccare in modo mirato le cellule portatrici. Tutti questi progressi in ambito di cancro alla vescica sono molto recenti e pieni di promesse, ma dovranno ancora tradursi in un aumento significativo delle possibilità di sopravvivenza e guarigione. In ogni caso, fino a oggi, il cancro alla vescica rappresenta uno dei tipi di tumore più spaventosi quando è in uno stadio avanzato“.
Il commento finale dello specialista
Vuole aggiungere dell’altro?
“Certo, assolutamente. Ciò che vorrei enfatizzare è la necessità di dedicare maggiore attenzione alla prevenzione, con particolare riguardo al fumo, un’abitudine dannosa che costituisce il principale fattore di rischio per questo tipo di tumore. Allo stesso tempo, è fondamentale non trascurare mai i sintomi, specialmente per coloro che fumano. Effettuare diagnosi precoci è essenziale, poiché può fare la differenza tra la guarigione e la non guarigione. Pertanto, non bisogna mai sottovalutare il sintomo di sangue nelle urine, soprattutto se associato ad altri fastidi. È sempre consigliabile sottoporsi a una visita urologica tempestiva, poiché il tempismo gioca un ruolo cruciale nel determinare l’esito della malattia”.
“Inoltre, desidero rivolgere un messaggio alle donne: nonostante il cancro alla vescica sia meno diffuso nel sesso femminile, quando si manifesta viene spesso misconosciuto a causa di ritrosia nel discuterne e di una presunta attribuzione a problematiche ginecologiche. Questi fattori contribuiscono a ritardi nella diagnosi. Pertanto, invito le donne a non sottovalutare alcun sintomo e a prestare attenzione al problema in generale“.
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