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Ictus, Italia arretrata nel trattamento della malattia

Tempo di lettura: 3 minuti

Mancano almeno 100 unità Stroke Unit e solo il 37% dei pazienti è trattato con tecniche all’avanguardia. L’allarme arriva dai cardiologi del Gise

L’ictus è una grave patologia che si verifica quando una scarsa perfusione sanguigna al cervello provoca la morte delle cellule. Esistono due tipologie principali di ictus: quello ischemico e quello emorragico. Il primo è il più frequente ed è causato dall’ostruzione di un’arteria che porta sangue ossigenato al cervello. Tale ostruzione, provoca il mancato passaggio del sangue. Il secondo avviene quando un’arteria che porta sangue ossigenato al cervello si rompe o perde sangue, impedendo il rifornimento dei tessuti a valle della lesione. Inoltre la pressione generata dall’emorragia causa ulteriori danni cellulari

Una tecnica all’avanguardia, sicura e in grado di ridurre la disabilità residua dopo l’ictus, è la ‘trombectomia intracranica’. Tale tecnica libera i vasi ostruiti attraverso una procedura percutanea e rappresenta oggi una valida alternativa alla trombolisi con farmaci anche perché ha una finestra di intervento più lunga, fino a 16/24 ore dalla comparsa dei sintomi in pazienti adeguatamente selezionati con studio di perfusione, rispetto alle 4,5-9 ore massime della trombolisi endovenosa. Una differenza di tempo fondamentale per i pazienti. Purtroppo però, oggi, in Italia, vengono sottoposti a questo intervento meno di 4 pazienti su 10. Questo capita perché sono ancora poche le Unità Neurovascolari dove è possibile utilizzare la trombectomia. Nel concreto, per garantire terapie adeguate a tutti i pazienti, servirebbero 300 Stroke Unit in tutta Italia. Ce ne sono però, solo 190.

L’allarme degli esperti del Gise

A denunciarlo sono gli esperti della Società Italiana di Cardiologia Interventistica – Gise. Infatti, durante la prima edizione del convegno ‘Rome Peripheral Intervention’ svoltosi a Roma, gli esperti Gise hanno sottolineato una distribuzione molto disomogenea dei Centri Ictus presenti in Italia. L’80% di questi si trova al Nord, fattore che chiaramente penalizza i pazienti del Centro e del Sud Italia. Ma soprattutto fattore che contribuisce a spiegare perché oggi meno della metà delle vittime di ictus riceva un trattamento tempestivo e adeguato. 

Giovanni Esposito, presidente Gise, entra nel merito della questione rilasciando una serie di dichiarazioni. “L’ictus cerebrale rappresenta la prima causa di invalidità nel mondo. La seconda causa di demenza e la terza causa di mortalità nei paesi occidentali. In Italia si registrano ogni anno poco più di 100mila casi di ictus, dei quali circa un terzo porta al decesso nell’arco di un anno. Un altro terzo causa invalidità serie e significative. Oggi quasi un milione di italiani convive con le conseguenze invalidanti di un ictus cerebrale, sempre più irreversibili e gravi all’aumentare del tempo trascorso prima di un intervento che elimini l’occlusione di un’arteria cerebrale. Questo evento può essere risolto con la trombolisi o con la trombectomia”.

Le parole del presidente Gise vengono poi susseguite da quelle di Eugenio Stabile, primario di cardiologia all’Ospedale San Carlo di Potenza“In Italia è purtroppo difficile garantire la trombectomia e i suoi vantaggi ai numerosi pazienti che ne necessitano. In tutto il paese, solo il 37% dei pazienti candidabili a trombectomia intracranica viene sottoposto al trattamento endoarterioso. Ciò dipende in buona parte dalla carenza di Stroke Unit: ne servirebbero almeno 300 in tutta Italia ma ce ne sono solo 90. Inoltre l’80% di questi è distribuita al nord. Ne consegue che la maggioranza dei trattamenti è effettuata in pochi centri, anche perché – conclude l’esperto cardiologo – una presenza di specialisti h24 è assicurata solo in una minoranza delle strutture”.

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