Italian Medical News

La violenza di genere modifica il DNA: lo studio

Tempo di lettura: 2 minuti

La violenza è in grado di modificare mediante modificazioni epigenetiche la funzionalità del DNA delle donne che l’hanno subita, in particolare alterando tre geni

Le alterazioni del DNA derivanti da atti di violenza sulle donne potrebbero essere più estese di quanto finora documentato dalla ricerca scientifica. Investigare l’entità e la durata di queste modifiche genetiche potrebbe rivelarsi fondamentale per sviluppare strategie di prevenzione mirate. Un approccio di precisione potrebbe contribuire a minimizzare il rischio di sviluppare patologie legate a traumi o violenze subite, aprendo così la strada a interventi preventivi più efficaci. A questo scopo è iniziata la fase multicentrica del Progetto EpiWe, presentata durante il “Convegno del Progetto multicentrico EpiWE, epigenetica della violenza sulle donne: verso una prevenzione di precisione” che si è svolto nella sede dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Lo studio pilota EpiWE (Epigenetics for Women) è stato condotto dall’ISS in collaborazione con l’Università di Milano.

Il lavoro ha dimostrato che la violenza può influenzare la funzionalità del DNA delle donne attraverso modificazioni epigenetiche, evidenziando in particolare alterazioni in tre geni. La ricerca attuale prevede il coinvolgimento di ulteriori centri al fine di ampliare il campione di studio e di valutare nel tempo possibili variazioni dell’intero epigenoma delle pazienti. Ciò sarà realizzato mediante la creazione di una biobanca dedicata, che consentirà la raccolta di campioni biologici. Durante i prelievi e nei successivi richiami di follow-up, tali campioni saranno accompagnati da una serie di dati relativi al benessere psicofisico delle partecipanti, con un’attenzione particolare alle patologie correlate allo stress.

Le parole degli autori

“Studiare l’intero epigenoma potrebbe essere predittivo per gli effetti a lungo termine della violenzaspiegano Simona Gaudi e Loredana Falzano (Ricercatrici del Dipartimento Ambiente e Salute e del Centro Nazionale Salute Globale, Iss). Ciò potrebbe mettere in luce l’origine delle patologie non trasmissibili, consentendo la messa in atto di strategie innovative e di prevenzione di precisione. Le potenzialità dello studio epigenetico multicentrico, realizzabile grazie anche alla costituzione della biobanca, potrà, insieme alle cure standard, perfezionare la gestione di ogni singolo caso con una valutazione più ampia e obiettiva delle cicatrici lasciate dall’evento violento. A lungo termine, questo approccio consentirebbe di ottimizzare il trattamento e migliorare la qualità della vita delle vittime. Inoltre, fornendo una più obiettiva caratterizzazione del danno, consentirebbe di dare prospettive medico-legali migliori”.

La Banca dati sulla violenza di genere

Nel 2019 è stata istituita la “Banca dati sulla violenza di genere”, una collaborazione tra Istat e il Ministero della Salute. Questa iniziativa mira a monitorare la “pandemia silente” della violenza di genere, fornendo strumenti adeguati per un’analisi approfondita delle cause e delle conseguenze di questo fenomeno. L’obiettivo è sviluppare una chiave di linkage individuale che consenta il tracciamento della stessa donna attraverso diverse basi di dati, al fine di identificare profili di salute collegati agli eventi traumatici e agli episodi di violenza subiti.

Fonte: Istituto Superiore di Sanità

Potrebbe interessare anche Studiare l’invecchiamento per colpire la Sla: la ricerca

DNA
Condividi:
italian medical news
ISCRIVITI Subito ALLA NEWSLETTER
non perderti le news!
ISCRIVITI Subito ALLA NEWSLETTER
non perderti le news!