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I pazienti oncologici e il problema superbatteri: lo studio americano

Tempo di lettura: 3 minuti

Vengono curati e sopravvivono al tumore grazie a terapie in continua evoluzione, ma rischiano di morire per un’infezione resistente. A studiare il fenomeno è una recente ricerca statunitense

Curati dai tumori ma vittime dei superbatteri. Un fenomeno sempre più diffuso quello che vede i pazienti oncologici colpiti dai batteri killer. Ogni anno oltre 1,2 milioni di persone nel mondo muoiono per batteri resistenti, come Klebsiaella Pneumoniae, Acinetobacter e Pseudomonas. Questa sorta di “pandemia silente” colpisce in particolare i pazienti oncologici. È per questo che a breve entreremo nella Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica (18-24 novembre). 

Curare i pazienti oncologici per tempo, con i nuovi antibiotici, già oggi disponibili ma spesso utilizzati in modo limitato, permetterebbe di salvare moltissime vite. Ad analizzare bene il fenomeno è un’analisi di 223 studi, condotta dall’Università del Texas Southwestern e pubblicata su ‘American Cancer Journal for Clinicians’. Lo studio spiega l’inefficacia nel trattamento delle infezioni da parte degli antibiotici ‘standard’. Questi infatti appaiono armi sempre più ‘spuntate’ nel far fronte ai patogeni più pericolosi. Allo stesso tempo espone i motivi per cui come questa ‘resistenza agli antibiotici nuovi e moderni’ preoccupi in particolare per i pazienti oncologici, tra i più colpiti da infezioni ospedaliere a seguito di interventi legati alla patologia come la chemioterapia. (Clicca qui per visionare l’estratto originale dello studio).

Il problema esiste ed è in crescita anche in Italia


Ieri, giovedì 3 novembre, ed oggi, venerdì 4, si sono riuniti a Torino alcuni dei maggiori infettivologi internazionali per il congresso intitolato ‘(R)EVOLUTION IN INFECTIOUS DISEASES Immunity and Pharmacology’. L’evento è organizzato dalla Fondazione Internazionale Menarini. Nel corso del congresso è stato proprio ripreso lo studio americano sopratutto da uno dei co-presidenti del Congresso, il Dott. Giovanni Di Perri, Ordinario di Malattie Infettive al Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino. L’esperto ha spiegato come il problema sia presente anche in Italia.

“C’è un’emergenza anche in Italia – ha dichiarato Di Perri. Nonostante la corretta prevenzione in ambienti come day hospital e ambulatori infusionali, nel nostro Paese esiste un trend in crescita di pazienti con cancro affetti da gravi infezioni ospedaliere. Infezioni che presentano una un rischio triplo di mortalità in questi malati già di base fragili”.

“Il più alto tasso di mortalità per antibiotico-resistenza nei pazienti oncologici, in particolare con neoplasie ematologiche, è correlato – specifica Di Perri – a diversi fattori di rischio. Innanzitutto per le ridotte difese dovute alla malattia stessa o indotte dalla chemioterapia, che può provocare una forte riduzione dei globuli bianchi. Inoltre i malati di cancro hanno un rischio aumentato per le più frequenti complicanze post-chirurgiche di interventi legati al tumore o perché costretti a degenze ospedaliere lunghe e ripetute e sottoposti a procedure medico-chirurgiche invasive, come ad esempio cateteri venosi centrali o biopsie.

“L’impatto sulla mortalità dell’antibiotico-resistenza in ambito oncologico è dirompente anche perché i malati di tumore sono più colpiti da infezioni gravi polmonari e delle vie urinarie, dovute soprattutto a patogeni come Klebsiaella Pneumoniae, Acinetobacter e Pseudomonas”.

L’importanza di adottare subito i nuovi antibiotici

“Negli ultimi decenni i progressi nelle cure oncologiche hanno fatto passi da gigante e salvato sempre più vite, rendendo però i malati di cancro più suscettibili al rischio di infezioni resistenti agli antibiotici, con un effetto paradosso – sottolinea Di Perri -. Se non adottiamo un uso competente, prioritario e tempestivo dei nuovi antibiotici già oggi disponibili, rischiamo di tornare decenni indietro nei tassi di mortalità del tumore e non perché sia la malattia oncologica ad uccidere i pazienti ma le infezioni antibiotico-resistenti”. 

“Oggi sono già disponibili alcuni nuovi antibiotici efficaci contro i germi multiresistenti. Il pronto accesso dei pazienti a questi nuovi trattamenti non è però sempre facile – precisa l’esperto. L’attuale politica di uso puramente limitato degli antibiotici recentemente approvati è di bassa prospettiva, non si è rivelata efficace e minaccia di compromettere il loro contributo e lo sviluppo di nuove opzioni. Chiaramente – continua – il destino di ogni antibiotico è quello di selezionare nel tempo i germi ad esso resistenti. Ma se ben impiegato possono avere una vita prolungata che ci permette nel frattempo di sintetizzare nuove molecole che andranno a sostituire le vecchie. Un uso responsabile e tempestivo dei nuovi antibiotici – conclude – può migliorare la nostra efficienza nella lotta contro la minaccia dell’antibiotico-resistenza. Soprattutto può contribuire a salvare la vita dei pazienti e a evitare conseguenze disastrose per il nostro sistema sanitario e per la salute pubblica”. 

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