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Certificato di esenzione vaccino: ecco quando viene rilasciato dal medico

Tempo di lettura: 2 minuti

Non sono tantissimi i casi di certificati di esenzione dal vaccino in Italia

Una persona non deve essere vaccinata se il rischio di avere le gravi reazioni avverse è superiore rispetto alle possibili conseguenze del Covid. È questo il principio base che porta il medico a rilasciare il certificato di esenzione  dal vaccini. Seguendo, ovviamente le pochissime controindicazioni indicate dal Ministero della Salute.

Si tratta di casi molto limitati anche perché i vaccini, dati alla mano, hanno provocato poche reazioni avverse gravi. Non esiste un dato ufficiale in merito a questa comunicazione, almeno in Italia, e quindi non si conosce il numero di certificati rilasciati dai medici, ma non dovrebbero superare le diecimila unità, secondo le stime in possesso delle associazioni.

Una storia che è salita alla ribalta negli ultimi tempi, specie in relazione alla storia di Djokovic. Per il tennista serbo, però, non si è trattato di vera e propria esenzione dal vaccino ma di certificato di guarigione, il che non esclude un vaccino in futuro.

Quando si parla di esenzione, invece, riguarda la possibilità di avere problemi di salute in seguito all’inoculazione. Si tratta di pochissimi casi elencati nelle circolari del Ministero della Salute e tutte le indicazioni sono riportate nel vademecum operativo per i medici di medicina generale, pubblicati anche dalla SIMG.

Il vaccino non è indicato in casi di ipersensibilità a uno dei principi attivi o a un eccipiente qualsiasi contenuto nel vaccino.  Si parla del polietilene-glicole-2000 PEG per Pfizer, la trometamina per Moderna, il polisorbato per AstraZeneca e Johnson & Johnson.

Le persone che hanno manifestato una reazione allergica alla prima dose, possono ricevere altro tipo ma serve una consulenza

Le persone che hanno sviluppato una reazione allergica dopo la prima vaccinazione, possono ricevere diverso tipo di vaccino, anche se è importante una consulenza individuale di natura allergologica.

Per le persone che hanno avuto una reazione allergica grave dopo la prima dose di uno dei vaccini disponibili deve essere considerata la possibilità di utilizzare un vaccino di tipo diverso per completare l’immunizzazione. Tuttavia, si legge nel documento della SIMG, è opportuno effettuare una consulenza allergologica e una valutazione individuale.

Stesso discorso anche per la sindrome di Guillain-Barrè. Si può pensare a diverso tipo di vaccino se insorge entro le sei settimane dall’inoculazione di AstraZeneca e Johnson & Johnson. Quindi non è prudente eseguire la somministrazione dello stesso tipo. Esistono, poi, situazioni particolari che vengono considerate, in maniera del tutto sbagliata, come motivo per non ricevere il vaccino. Tra queste rientrano la gravidanza e l’allattamento. Possono ricevere il vaccino, in assenza di controindicazioni, i soggetti immunodepressi e i malati oncologici sottoposti a radioterapia. In questo caso, senza specifiche controindicazioni, sarebbe più grave ammalarsi di Covid.

Una cosa però va specificata: gli esenti dal vaccino non sono sottoposti a restrizioni, sono solo soggetti maggiormente a rischio. E per questo devono seguire tutte le misure di prevenzione, in maniera ancora più rigorosa.

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