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Disturbi del sonno: con l’Intelligenza Artificiale diagnosi più efficaci

Tempo di lettura: 3 minuti

Insonnia, apnee notturne e non solo. La rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale permette diagnosi efficaci (ed economiche) dei disturbi del sonno

L’era dell’Intelligenza Artificiale (IA) sta rivoluzionando molteplici sfaccettature della nostra quotidianità: dall’istruzione alla medicina, dall’economia al mondo del lavoro. Il sonno, una componente ubiquitaria e pervasiva della nostra esistenza, occupando circa un terzo della vita umana, è un’altra importante dimensione che è già stata toccata dalla rivoluzione dell’IA e si appresta nel futuro prossimo a esserne ulteriormente e profondamente coinvolta.

Le ricerche contemporanee, supportate dall’IA, hanno approfondito la nostra comprensione del sonno, confermando il suo ruolo cruciale nel preservare la salute fisica e mentale e svelando nuovi dettagli al riguardo. Inoltre, si stima che l’impiego dell’IA nel settore sanitario potrebbe portare a significativi risparmi nei costi della sanità pubblica. L’introduzione degli assistenti virtuali basati sull’IA, come Siri di Apple, Google Assistant di Google e Alexa di Amazon, consente di assistere le persone nell’esecuzione di compiti tramite input vocali e/o testuali. L’avvento dei chatbot, come Copilot di Microsoft, Bard di Google e ChatGPT-4 di OpenAI, permette a programmi appositamente progettati di interagire con gli esseri umani.

Questi nuovi dispositivi, insieme ai dispositivi indossabili intelligenti, hanno reso possibile monitorare e analizzare i pattern del sonno con una precisione senza precedenti, fornendo dati dettagliati sulle fasi del sonno, la quantità e la qualità del riposo, e possibili disturbi associati. Questo monitoraggio continuo offre inoltre l’opportunità di personalizzare i consigli per migliorare il sonno in modo specifico per ogni individuo.

Insonnia e sindrome delle apnee ostruttive del sonno

L’IA, grazie alla sua capacità di elaborare grandi quantità di dati, può contribuire in modo significativo alla diagnosi più efficace di disturbi ampiamente diffusi e di grande rilevanza epidemiologica e clinica, come l’insonnia, che affligge circa 13,4 milioni di persone (con una prevalenza del 60% nelle donne, del 20% nei bambini e nei ragazzi, e del 10-15% nella popolazione italiana), o la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno, che in forma moderata-grave colpisce fino al 30% degli adulti dai 40 ai 60 anni. Questo approccio può condurre a trattamenti più mirati, migliorando così sia la quantità che la qualità del sonno e, di conseguenza, la qualità della vita complessiva.

Inoltre, oltre ai ruoli diagnostici e terapeutici, l’IA può svolgere un ruolo cruciale nella prevenzione di problematiche come l’eccessiva sonnolenza diurna, la quale può avere gravi ripercussioni sulla performance lavorativa e sulla sicurezza, aumentando il rischio di incidenti stradali e errori sul posto di lavoro. Il monitoraggio del sonno attraverso l’IA consente l’identificazione precoce dei disturbi del sonno e interventi strategici, migliorando così la performance e l’efficienza lavorativa e contribuendo a un ambiente lavorativo più sano e produttivo.

Un’arma a doppio taglio

D’altra parte, l’ampia diffusione della tecnologia, compresa l’IA, presenta anche nuove sfide: la pervasività dell’IA e la iper-connettività digitale possono infatti avere un impatto negativo sul sonno. L’esposizione a schermi luminosi prima di coricarsi, l’utilizzo dei social media e il flusso ininterrotto di informazioni possono disturbare i ritmi circadiani e compromettere la quantità e la qualità del sonno. Pertanto, è essenziale adoperare l’IA saggiamente, affinché diventi un prezioso alleato nel migliorare il nostro riposo notturno. In conclusione, il sonno rappresenta un modello di studio unico all’incrocio tra salute e tecnologia. Il suo ruolo nel mantenere l’equilibrio biologico e psicologico dell’individuo lo rende un ambito di ricerca ideale per esplorare come l’integrazione tra l’IA e le scienze umane possa migliorare la qualità della vita, aprendo nuove strade e frontiere nella biomedicina contemporanea.

Fonte: Il sole 24 ore – Sanità

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