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Tumore del fegato – Intervista Dott. Ghassan Merkabaoui

Tempo di lettura: 3 minuti

Quarto appuntamento di ‘Conoscere l’Oncologia’, il format dedicato agli approfondimenti oncologici. Con il Dott. Ghassan Merkabaoui approfondiamo l’argomento del giorno: il tumore del fegato

‘Conoscere l’Oncologia’ è il nuovo format di Italian Medical News dedicato agli approfondimenti oncologici. Per farlo, intervisteremo diversi specialisti provenienti da tutta Italia, trattando numerosi temi riguardanti l’oncologia. Oggi, in occasione del quarto appuntamento, trattiamo di tumore del fegato, anche definito epatocarcinoma. Approfondiremo tale neoplasia attraverso una serie di domande rivolte ad un esperto del settore: il Dott. Ghassan Merkabaoui, Oncologo e Dirigente Medico presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria ‘Federico II’ di Napoli. 

Dottore, quali sono i campanelli d’allarme che devono dirigere un paziente ad effettuare una diagnosi?

“I sintomi generali sono quelli di una tipica neoplasia; possiamo però individuare dei fattori sintomatologici maggiormente diffusi per l’epatocarcinoma. Parliamo di nausea, vomito persistente e gonfiore sul lato destro dell’addome che a volte può portare a una vera e propria tumefazione. Nei stadi più avanzati abbiamo anche un cambiamento del colore della pelle, che assume un colore tendente al giallo, e un cambiamento delle urine che diventano più cariche. Sono tutti sintomi che rappresentano un’insufficienza epatica e/o un alterato passaggio della bile”.

Esistono dei soggetti a rischio per questo tipo di tumore? 

“Assolutamente si. I soggetti più a rischio sono quegli individui con problemi di diabete, obesità e abuso di alcol; quest’ultima è una causa sempre più frequente nell’insorgenza dell’HCC. Il carcinoma epatico è causato da un’infezione virale (epatite B o C) che rappresenta circa l’85% dei tumori epatici. Ciò avviene attraverso un’infiammazione cronica del fegato che porta allo scompenso epatico. Oggi abbiamo vaccini e farmaci che ci aiutano a debellare tali patologie. 

In che modo evolve il tumore al fegato?

“I virus e/o le sostanze tossiche delle malattie metaboliche creano uno stato infiammatorio cronico del fegato, il quale favorisce fibrosi epatica e l’eventuale cirrosi epatica. Il tutto comporta la perdita costante della funzione del fegato e favorisce il processo della cancerogenesi attraverso la formazione dei cosiddetti noduli displasici”.

I trattamenti locoregionali

Dottore, passiamo all’ambito terapeutico. Può indicarci quelli che sono i trattamenti disponibili per questa tipologia di cancro?

“I trattamenti che noi abbiamo a disposizione dipendono sempre dallo stadio della malattia e da una serie di fattori inerenti. Premesso questo, parliamo soprattutto di trattamenti locoregionali come la termoablazione e le cosiddette TACE e TARE. La TACE consiste in iniezioni intra-arteriose di chemioterapici ed è in grado di arrivare direttamente alle arterie che nutrono il tumore. Attraverso la somministrazione di questo farmaco chemioterapico si uccidono le cellule tumorali e si crea il blocco di un flusso arterioso; tale procedimento soffoca il tumore. La funzione della TARE è invece quella di iniettare delle radiazioni all’interno delle cellule tumorali”.

Come fa l’esperto a scegliere il miglior trattamento locoregionale?

“Sono molto importanti i gruppi multidisciplinari, formati quindi da più specialisti. Nel caso di un tumore del fegato parliamo di un epatologo, di un oncologo, di un chirurgo epatobiliare, di un’interventista e del radiologo. Tali specialisti si riuniscono settimanalmente, discutendo il giusto trattamento per ogni paziente. Non è dunque una cura decisa da un’unica figura, ma da un gruppo di specialisti. Il tutto sempre seguendo le linee guida nazionali e internazionali. L’obiettivo è che il paziente riceva la miglior cura possibile”.

Cure in evoluzione

Quali sono le prospettivi future relative al trattamento del tumore al fegato?

“In generale le cure del tumore epatico sono in grande evoluzione. Fino a 3-4 anni fa avevamo a disposizione un solo farmaco per lo stadio avanzato. Oggi abbiamo lo sviluppo di tanti medicinali relativi alla prima, seconda, terza e anche quarta linea. Se la chemioterapia non ha avuto grosso successo per questo tipo di tumore, non si può dir lo stesso delle terapie biologiche e di quelle a bersaglio molecolare le quali hanno avuto un grossissimo impatto in termini di benefici. In più, il trattamento che ha rivoluzionato il nostro approccio terapeutico è l’immunoterapia, che è in grado di stimolare le nostre difese immunitarie nel combattere il tumore. In generale parliamo di un campo in grossa evoluzione, per fortuna”. 

L’intervista è stata elaborata con il contributo di

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Ghassan Merkabaoui
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